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Un incontro personale (ed. 11 del 15.3.18)

V DOMENICA DI QUARESIMA

Gv 12,20-33 - In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.

Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!». La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire Commento di don Gigi Pini Gesù prima ci parla di vita, che vincerà la morte e risorgerà e adesso invece ci dice che bisogna morire, che confusione…ma allora! No, nessuna confusione! Anche perché non serviva dirci che bisogna morire, lo sappiamo tutti: chi nasce sa per certo che alla fine dovrà morire. Ma il discorso non vuole metterci addosso angoscia e tristezza né farci passare la voglia di vivere… No, al contrario, il suo discorso è per insegnarci a vivere bene per non arrivare, alla fine, delusi e con le mani vuote. Morire vuol dire vivere fino in fondo, portare frutto. Bisogna imparare a morire perché bisogna imparare a vivere. E’ una tragica illusione quella di credere che sia meglio conservarsi, riguardarsi, tutelarsi…Sì, va bene, ma con intelligenza, perché in ogni caso arriva la fine. E non c’è niente di più triste di un chicco di grano che è rimasto “chicco di grano”: non serve né a se stesso, né agli altri...non sarà mai “pane”. Così per noi: chiudersi non serve a nulla, isolarsi non porta da nessuna parte, fare gli egoisti non ti regala neppure un attimo di vita in più. Bisogna diventare “pane”, “regalo” per se stessi e per gli altri. Come? Seguendo Lui nel “servire”, nel metterci a Sua disposizione. “Chi ama la sua vita la perde…”, è scritto in Giovanni (12, 25) dove il verbo “ama” sta per “la tiene solo per se stesso”. Bisogna imparare a lasciarsi “macinare” dentro quell’umanità che è “compagna di viaggio” del nostro andare nella vita… Bisogna lasciarsi “macinare” perché insieme si diventi “farina” per “fare quel pane” che può togliere la fame di libertà, di giustizia, di verità, d’amore che ogni giorno si sente urlare dentro la storia… E’ il mio “tempo”, allora, che devo imparare a condividere con Lui e con gli altri. Domenica dopo domenica ci dirà che cosa e come possiamo fare. Buona vita. Un grande abbraccio. Ciao, don Gigi.

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