Una tragedia avvolta dal mistero: incidente, suicidio o istigazione al suicidio? S’indaga ancora sulle cause della morte di Raffaella Maietta, l’insegnante finita sui binari nei giorni scorsi e travolta da un treno in corsa nella stazione ferroviaria di Marcianise: i familiari chiedono che le indagini continuino e nominano dei legali.

Aperta un’inchiesta da parte della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per la morte della 55enne. Raffaella si stava recando, come ogni giorno, di buon mattino a Napoli dove insegnava in una scuola elementare in una zona limitrofa alla centrale piazza Garibaldi ma stavolta è successo “qualcosa” che ha provocato la morte della donna. Sulle cause e sulle modalità della tragedia sono in corso accertamenti della polizia giudiziaria: la Polfer di Marcianise è incaricata delle indagini. L’attività investigativa in corso è coordinata dal pubblico ministero Gerardina Cozzolino che venerdi scorso ha dato anche il nulla osta alla tumulazione della salma senza ritenere necessario disporre l’esame autoptico. I funerali si sono svolti il giorno successivo, venerdi scorso, nella chiesa di San Simeone a Marcianise dove in tantissimi hanno salutato per l’ultima volta Raffaella.

Il marito e i due figli ora non si danno pace e non si rassegnano perché vogliono sapere la verità. Per questo hanno dato subito incarico agli avvocati Raffaele e Gaetano Crisileo di depositare al più presto un esposto-denuncia per loro conto all’autorità giudiziaria inquirente sammaritana per approfondire alcuni punti della vicenda che a loro avviso non sono chiari ma che sono necessari per accertare l’esatta dinamica dei fatti. I familiari vogliono sapere se ci possono essere state eventuali persone responsabili a titolo omissivo dell’accaduto o che hanno procurato o addirittura istigato l’evento drammatico. I familiari infatti ritengono inspiegabile e inverosimile che Raffaella abbia deciso volontariamente di togliersi la vita.

Il marito Luigi, operaio in una ditta edile della zona, e i due figli di Raffaella, Tommaso e Katia, rispettivamente di 30 e 28 anni, insegnanti nel Nord Italia (a Lodi e a Firenze), rifiutano di accettare la prima ipotesi degli investigatori, quella del gesto estremo, e dichiarano che la loro congiunta non aveva alcun motivo per porre in essere un’azione di autolesionismo del genere, peraltro così plateale, e chiedono che le indagini proseguano, senza che venga tralasciato alcun minimo dettaglio della vicenda che per loro resta un mistero.

Intanto sono stati sequestrati dal pubblico ministero i filmati ripresi dalle telecamere posizionate in vari punti della stazione ferroviaria di Marcianise sia prima che dopo l’investimento. Filmati che non sono stati visionati dai familiari, i quali chiedono che venga accertato con assoluta certezza se la sfortunata Raffaella sia scivolata sui binari oppure se abbia volontariamente superato la linea gialla finendo per essere catapultata sui binari dal convoglio ferroviario in corsa. In particolare il marito e i figli di Raffaella si chiedono cosa sia accaduto in quelle due fatidiche ore, cioè dalle 6:30 del mattino (quando il marito Luigi l’ha salutata per andare a lavoro lasciandola a casa in uno stato di assoluta normalità e tranquillità) fino alle 8:30, quando la donna si è recata alla stazione ferroviaria con l’intenzione di prendere il treno per andare a scuola a Napoli, venendo però investita dal convoglio su cui doveva salire. Il marito Luigi si chiede: “Perché, dopo che una prima volta mia moglie ha attraversato incautamente i binari ferroviari, come ci è stato riferito da persone sul posto, non è stata sospesa la circolazione dei treni nella stazione ferroviaria di Marcianise? Mia moglie non ha mai dato segni di squilibrio, era un soggetto ansioso, certamente, ma questo non significa che non amava la vita, la nostra famiglia, i nostri figli. La nostra è stata una vita di sacrifici che abbiamo condiviso da giovani e insieme, sempre in armonia e nel pieno rispetto dell’uno verso l’altro. Sono avvilito. In passato Raffaella non ha mai minacciato il suicidio, non ha mai tentato né parlato di atti di autolesionismo. E’ un mistero quello che è accaduto. Non riesco a farmene una ragione. Io e miei figli siamo sconvolti. Mi hanno riferito che su alcuni social stanno circolando nella rete del filmati della scena tragica che avrebbe ripreso un passante con un telefonino. Chiederò al magistrato il sequestro di queste riprese registrate e lanciate in rete. Non possiamo consentire che siano divulgate immagini del genere. Non mi resta altro da fare che sperare che venga fuori la verità per trovare un motivo di rassegnazione e di pace interiore sia per me che per i miei due figli”.