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L'Amica Geniale 3, chi è Anna Rita Vitolo che fa Immacolata? Età, vita  privata, occhio, film, Instagram - DonnaPOP

Martedì 2 agosto, alle ore 21.30, in largo Santa Maria dei Barbuti, nel centro storico di Salerno, nell’ambito della XXXVII edizione della rassegna estiva di teatro “Barbuti Festival”, per la Notte dei Barbuti: Teatro Grimaldello, Tourbillon Teatro e Centro Studi Teatro presentano “Il baciamano” di Manlio Santanelli. Con Anna Rita Vitolo e Andrea de Goyzueta. Regia di Antonio Grimaldi (ingresso 10 euro).

Allo scoppiare della Rivoluzione Francese nel 1789 non vi sono immediate ripercussioni a Napoli; è solo dopo la caduta della monarchia francese e la morte per ghigliottina dei reali di Francia che la politica del Re di Napoli e Sicilia Ferdinando IV comincia ad avere carattere antifrancese. Il Regno di Napoli aderisce alla I coalizione antifrancese e cominciano le prime repressioni contro le personalità sospettate di "simpatie" giacobine. Ambientato dunque nella Napoli di fine Settecento, è la storia di un uomo e una donna: l’uomo, il Giacobino, rappresenta la politica, forbito nel parlare, le sue parole diventano quasi poesia per chi le ascolta. Si ritrova legato e incappucciato in un luogo freddo ornato solo da lamiere di ferro. Ad attenderlo c’è la Janara, giovane popolana avvizzita prima del tempo. Una ragazza/donna, madre/moglie, picchiata e violentata dal marito. La Janara diventa una sacerdotessa/mantide, uccide per dar da mangiare i suoi figli/dei. In lei è celato un segreto/desiderio che solo le sue vittime conosceranno. L’idea di questo spettacolo nasce dall’incontro tra il regista Antonio Grimaldi e gli attori Annarita Vitolo e Vincenzo Albano, che iniziano un laboratorio di studio sul testo. L’incontro con Santanelli diventa determinante per la comprensione profonda del testo stesso. Da qui la scelta di concentrare il lavoro sulla parola, minimizzando la scena fino a renderla quasi fredda, essenziale…un tavolaccio, uno sgabello, una cornice, una bacinella, un coltello. Quasi spogliata da riferimenti temporali e da elementi decorativi. Una prigione? Un altare del sacrificio? Un mattatoio per corpi e anime?  La parola diventa azione/gesto ripetuto allo spasimo. Un coltello/parola pronto a colpire e a far male. Un tempo/spazio/fine diventa necessario per un azione/fine. Lo stesso autore, Manlio Santanelli, ha avuto modo di elogiare questa rappresentazione del suo testo: “Grimaldi ha saputo rispettare lo spirito del testo. Dirò di più: non poche volte, grazie anche all’apporto interpretativo dei due protagonisti, ha evidenziato molti aspetti della vicenda, che in altre edizioni - italiane ed estere - erano rimasti allo stadio di vaghi suggerimenti. Ne è sortito uno spettacolo (mi si passi l’ossimoro) teneramente crudele, in linea con un grottesco di ottima grana; uno spettacolo che punta su un continuo esercizio ‘ginnico’, nel quale la parola e il gesto gareggiano, gemellati dalla finalità di inchiodare lo spettatore alla poltrona; uno spettacolo che risolve i nodi psicofisici della vicenda in una dichiarata carnalità; uno spettacolo che estrae dal testo, in tutte le sue declinazioni, la carica di un erotismo di volta in volta voluto e negato”.

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