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Pasquale Lojacono si trasferisce con la giovane moglie Maria in un appartamento all’ultimo piano di un palazzo seicentesco (in via Tribunali 176). Maria non sa che il marito ha ottenuto il fitto gratuito per cinque anni di quell’enorme casa (18 camere e 68 balconi) in cambio del compito di sfatare la leggenda sulla presenza di spiriti nella casa.

Il portiere Raffaele spiega al nuovo inquilino cosa dovrà fare per ottemperare al suo impegno contrattuale: per dimostrare che non ci sono fantasmi dovrà mostrarsi ogni giorno, due volte al giorno, fuori tutti i 68 balconi, mostrando serenità e allegria.

A tal scopo dovrà anche cantare ad alta voce (inizierà con Lucean le stelle, continuerà con Ah l’ammorre che fa fa)!

Ascoltando però i racconti del portiere, della sorella di quest’ultimo e del “dirimpettaio” di casa, tal Professor Santanna, il nostro protagonista incomincia a credere all’esistenza degli spiriti; pertanto, quando s’imbatte in Alfredo, l’amante della moglie, lo scambia per un fantasma.

La storia di Questi fantasmi! prosegue con Alfredo che fa pervenire sostanziosi aiuti economici alla famiglia Lojacono, aiuti che vengono interpretati da Pasquale come regali degli spiriti che l’avrebbero preso a ben volere!

L’equivoco prosegue e il nostro protagonista è l’unico a non avvedersi di quello che sta realmente accadendo; dopo un’esilarante scena nella quale, per Pasquale, si consuma un litigio tra spiriti (in effetti i litiganti sono Alfredo, sua moglie, i suoi bambini e altri parenti), l’amante di Maria decide, apparentemente, di tornare in famiglia privando dei suoi regali il povero Pasquale. La storia si avvia alla conclusione: con un marchingegno Pasquale riesce a incontrare ancora Alfredo, chiedendogli un ulteriore e sostanzioso aiuto economico, spiegando allo “spirito” che i soldi gli servono per riconquistare la moglie di cui è perdutamente innamorato. Alfredo, commosso per la triste confessione, gli lascia un pacco di banconote e scompare dalla loro vita.

 

Nota di Carolina Rosi

L’improvvisa scomparsa di Luca è stata crudele e destabilizzante. Ho dovuto imparare a guardare la vita da un altro lato. Reagire al dolore di una perdita, una ferita profonda che non smetterà mai di sanguinare, ripensare il presente, innanzitutto, e immaginare un futuro possibile, e non solo per me. Tutto il mio mondo è saltato in un istante, negli affetti, a casa, nel lavoro. E’ umano, certo, e non esiste un addio che non sia struggente, ma perdere tutto così, all'improvviso, è qualcosa di indicibile.

Ho cercato una direzione, imponendomi una lucidità necessaria. L’ho trovata nel ricordo vivo di Luca, nella sua tenace ostinazione, nel rispetto per la vita e per gli altri, nell’amore profondo verso la famiglia e verso i suoi compagni di palcoscenico. Un pensiero che mi conforta, che mi spinge ad affrontare con forza nuove sfide.

A partire da quel prezioso scrigno di passione ed umanità che è la Elledieffe, la nostra compagnia, di cui ho assunto la responsabilità della direzione.

La Compagnia è restata unita, sia nella tournèe di “Non ti pago” (l’ultimo titolo portato in scena da Luca, ripreso anche nella stagione teatrale 2016/2017), che nella costruzione del fortunato debutto di “Questi fantasmi!” di Eduardo, nella preziosa ed attenta regia di Tullio Giordana, al quale ho affidato questo testo perché sicura che ne avrebbe esaltato i valori ed i contenuti, che avrebbe abbracciato la compagnia e diretto la messinscena con lo stesso amore con il quale cura ogni fotogramma.

Abbiamo proseguito nel dedicare cura e rigorosa attenzione al repertorio eduardiano, così da non disperdere il patrimonio culturale rappresentato da una delle più antiche famiglie della tradizione teatrale italiana, anche avviando collaborazioni con altri registi ed attori, “maestri della scena”, con cui eravamo certi di poter avere una completa condivisione di intenti.

E’ il caso, ad esempio, del progetto proposto dal NEST di Napoli sull’allestimento de “Il sindaco del rione Sanità”, che produciamo insieme al Teatro Stabile di Torino, con la regia di Mario Martone.

Allo stesso tempo abbiamo dedicato spazio ed impegno produttivo a tanti altri progetti, trasformando in lavoro una passione e una curiosità condivisa con Luca verso la drammaturgia contemporanea, in modo particolare verso quella napoletana, espressa da più generazioni di autori e scrittori.

Sono nati “Bordello di mare con città” di Enzo Moscato affidato alla regia di Carlo Cerciello, di cui è stato riproposto in tournèe anche “Scannasurice”, ancora di Moscato, prodotto nella passata stagione, e la nuova tournèe di Daniela Marazita con “Hai appena applaudito un criminale” con cui si ripropongono temi, sull’esclusione ed il disagio, cari sia ad Eduardo che a Luca.

 

Nota di Marco Tullio Giordana

La prematura scomparsa di Luca De Filippo è stata per tutti quelli che lo amavano uno shock. A me reso ancor più insopportabile dal fatto che la nostra amicizia era appena nata, ancora verde, e non aveva potuto maturare ancora i suoi frutti.

Per questo quando Carolina Rosi, la sua battagliera compagna in teatro come nella vita, mi ha chiesto di continuare i progetti che stavamo accarezzando, ho aderito con entusiasmo. Per me, più che raccogliere un’eredità, si tratta di continuare il lavoro che Luca ha svolto sul repertorio di Eduardo, un lavoro che definirei di precisione filologica e contemporaneamente di continuo aggiornamento.

Questo non ha significato per Luca l’asserzione di un unico paradigma né lo sbarramento di altre strade (tant’è vero che le commedie di Eduardo sono sempre state a disposizione anche di altre compagnie), ma per lui, che l’aveva “nel sangue”, il mondo di Eduardo non poteva che rispettare le intenzioni dell’Autore, intenzioni di cui era stato addirittura testimone.

Non potrò ovviamente fare la stessa cosa, ma per quel che mi sarà possibile intendo rimanere fedele al suo esempio. D’altronde Il manoscritto originale di Questi fantasmi!, datato 1945, dà indicazioni dettagliatissime. Assieme a Gianni Carluccio -­‐ che oltre alle scene cura le luci dello spettacolo – abbiamo inteso riprodurre l’ambiente e gli arredi descritti in modo così puntiglioso. Tuttavia non si tratta di una scena realistica (anche se non mancano i panni stesi e l’evocazione del palazzo “dello Spagnuolo”).

Quinte, pareti, mobili, pavimento, è come fossero stati dilavati dal tempo, coperti da una polvere impalpabile. Uno spazio che tende al monocromatismo, che vuole evocare le immagini come se emergessero dalla memoria, labili e imprecisate come i fantasmi del titolo. In teatro, molto più che nel cinema, ci si può liberare dagli obblighi realistici addirittura nei materiali.

Arredi e fondali possono esser costruiti con qualunque cosa o dipinti in modo da renderli simili a illusioni. E’ un vantaggio di cui cerco di approfittare il più possibile ogni volta che affronto un testo teatrale, anche nella scelta dei costumi, qui disegnati da Francesca Sartori, altra mia fedele collaboratrice, con evidente richiamo agli anni ‘40, ma completamente re-­‐interpretati e quasi stilizzati – soprattutto nella scelta dei tessuti.

Eduardo è uno dei nostri grandi monumenti del ‘900, conosciuto e rappresentato, insieme a Pirandello, nei teatri di tutto il mondo. Grandezza che non è sbiadita col tempo, non vale solo come testimone di un’epoca. Al contrario l’attualità di un testo come Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante.

Emerge dal testo non solo la Napoli grandiosa e miserabile del dopoguerra, la vita grama, la presenza liberatrice/dominatrice degli Alleati, ma anche un sentimento che ritrovo intatto in questo tempo, un dolore che non ha mai abbandonato la città e insieme il suo controcanto gioioso, quello che Ungaretti chiamerebbe l’allegria del naufragio.

Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono - replicato nelle figure di Alfredo, di Gastone, del portiere Raffaele - con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro.

Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista. Sembra anzi identificarsi in Pasquale, riconoscersi perlomeno nelle sue qualità di visionario sognatore che non si arrende mai, nemmeno quando gli altri vedono in lui solo un fallito.

Altrimenti perché Maria starebbe con lui, perché non l’ha già lasciato? Per tornaconto, per vigliaccheria? E se avesse invece visto in lui qualcosa di commovente? Se ne avesse colto la voglia di vivere, di cacciare la testa fuori dall’acqua? La sua disperata vitalità.