Risultati immagini per APERITIVO LETTERARIO
Nel settembre del 1943 la flotta americana sbarca a Salerno per liberare l’Italia dai tedeschi. La seconda guerra mondiale aveva distrutto il mondo occidentale e l’Italia era devastata. Quello sbarco fu sinonimo di libertà e rinascita. 
Il conflitto bellico sarebbe però finito solo due anni più tardi con la resa della Germania di Hitler. Il 29 agosto 1945 faceva ritorno a Vettica Minore, villaggio rurale di Amalfi, dalla prigionia Gennaro Brasiletti, nato ad Atrani il 3 settembre 1901, muratore, sposato con quattro figli. Egli nel periodo più cruciale della sua esistenza ha tenuto un diario, che ha ricopiato in età avanzata da pezzi di carta di fortuna scritti a matita. Tra i foglietti di cui si è servito ci sono le schede, buttate via, di ebrei di passaggio nel suo campo, a Pozaverac, durante il loro trasferimento da un campo all’altro, forse quelle di coloro che erano caduti stremati strada facendo. Il diario dal titolo Ricordi della vita militare e della prigionia della Guerra 1940- 1943 è il racconto di tutto ciò che gli è accaduto, dal giorno in cui è stato richiamato alle armi fino al suo ritorno a casa dalla prigionia. Gennaro scrive il diario come una lunga lettera alla moglie e ai figli lontani, per raccontare le sue giornate, le sue ansie, le sue speranze, e sentirseli così più vicini. Ma anche per interrogarsi, per chiarirsi una realtà che gli si svela giorno per giorno, a partire dall’inefficienza organizzativa, dalla carenza di divise e armi riscontrate a Napoli, alla spettacolarità, alla retorica e agli inganni scoperti a Roma. Lo scrive, soprattutto, per non dimenticare, nulla. Né le sofferenze fisiche e psichiche, gl’incidenti sul lavoro, le malattie; né le sensazioni, le emozioni, le cose belle che appagavano il suo spirito e la sua sensibilità estetica. Gennaro Brasiletti è morto nella “sua” Amalfi il 3 febbraio 1997; i figli e i nipoti hanno voluto condividere con tutti questi suoi Ricordi in “Mò t’‘o ccont… Diario dalla prigionia”, curato dalla scrittrice Rita Di Lieto, per il loro valore di testimonianza su quella parte poco nota della Seconda Guerra Mondiale definita “una guerra a parte”, quella combattuta dai militari italiani nei Balcani e le sue infelici conseguenze.
 
“Sono anni, che questo sogno di pubblicazione doveva realizzarsi. Anni trascorsi tutti insieme, con l’indimenticabile Angelo Nazareno, eclettico e simpatico,e tutta la sua famiglia, amici di una vita, raccolti attorno al camino, nelle memorabili, spensierate serate, mentre la voce della nipote Valentina declamava qualche storia,continuamente interrotta da un commento, un’esclamazione, una risata. Passo dopo passo, per aspera ad astra, ci siamo finalmente riusciti.”, così racconta la pubblicazione di “Novelle Amalfitane” la curatrice dell’opera Anna Di Bianco, a 5 anni dalla scomparsa di Angelo Nazareno Amato, autore di questa raccolta. “Sono pagine che sanno di salsedine e di luce accecante, mediterranea, amori rubati al tempo e spensierate amicizie, gelati e baci a labbra salate, pianti e risate, escursioni nella mitica Divina…in una parola di giovinezza” - scrive ancora, nell’introduzione all’opera di Amato, la curatrice - “Sanno di un mondo non molto lontano, quello dell’immediato dopoguerra, ma che oggi percepiamo già leggendario e distante anni luce; anni di cambiamento, di profonda evoluzione, di passaggio da un’economia rurale ad un’altra ormai fondata sul turismo. Sanno di un romanticismo che mai mancava, neanche nell’avventura più fugace, nell’attrazione più sensuale, nel flirt più disimpegnato; sanno della grande capacità, da parte di quei giovani, di godere a pieno la vita e delle più piccole cose”.