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CAPACCIO LA TERRA DEI MELOGRANI, FRUTTO SACRO ED ELISIR NATURALE
enzo foto rubrica 
Capaccio per molti è il luogo, dove. dopo una visita a Paestum, si va ad acquistare della mozzarella di bufalo. Pochi sanno però che il vero prodotto tipico sono invece i melograni, da sempre presenti nelle case nel Cilento dove non c’è un vecchio “pagliaru” che non abbia il suo melograno, un elisir alimentare e cosmetico: tanta vitamina C e B2, e ottimo antiossidante contro le ruggini del corpo. Dai semi  infatti si ottiene anche un olio che contiene sostanze antirughe e  rigeneranti della pelle.
La melagrana ha il colore del sangue, anche per questo è considerata un frutto sacro. Considerato il frutto della vita e della rinascita, nella simbologia cristiana rappresenta l’unità, nella fede, fra popoli diversi, oltreché la fecondità e l’abbondanza e la rispetto delle culture, in quanto avrebbe all’interno un numero di semi uguale o vicino a 613, ovvero il numero di prescrizioni contenute nella Torah.
Nel Cilento, la P unica granatum, la ritroviamo al Museo Archeologico di Paestum ammirando la statuetta di Hera, moglie di Zeus, con in mano il melograno. Come pure nel Parco Archeologico dove sulle lastre delle tombe lucane è sempre raffigurato il melograno.
Ma tutto a Capaccio profuma di melograno: a ridosso del Monte Calpazio, a 243 metri di altezza, vi è il Santuario della “Madonna del Granato”, risalente al X secolo, la cui costruzione è legata, per la tradizione, ad un’apparizione miracolosa della Madonna, che si mostrò con il Bambino in braccio ed un melograno in mano. Santuario Mariano dal 1992, avvolto nel culto carmelitano, fatto di contemplazione, preghiera solitaria o collettiva e purificazione dell’animo.
Il Santuario è meta di pellegrinaggi ed ogni 15 di agosto, in segno di devozione vengono offerte alla Vergine le famose “Cénte”, modellini a forma di barche, costruiti con ceri sacri, già elementi appartenenti al culto di Hera Argiva, presente con un imponente tempio lungo il fiume Sele, in località Gromola.
Per chi volesse anche riposarsi dopo tante visite, vi è il  Santuario di Getsemani, un complesso religioso e ricettivo sulla collina, tra gli uliveti, dove all’entrata  vi è una meravigliosa scultura in marmo , realizzata da Giovanni Primi , che riprende appunto la scena di Gesù in preghiera nel Giardino degli Ulivi il Giovedì Santo, quando timoroso per il futuro, si affida al Padre. Una statua di una bellezza unica. Per l’intensa espressione del volto, per l’imponenza delle misure e perché grazie al gioco di luce che si crea attorno, sembra quasi che Gesù sia sospeso sull’acqua.
Il melograno in Italia è stato osannato anche da grandissimi artisti: ad esempio Sandro Botticelli, con la “ Madonna della melagrana “ dove il frutto aperto  con i chicchi è sostenuto  da una mano della Madonna, mentre  il Figlio vi appoggia la sinistra e con la destra benedice.
Altra bellissima opera è la ” Madonna con la melagrana” di Jacopo della Quercia: una bellissima statua in marmo nella quale la Vergine regge con la mano il  frutto del melograno. Quando, nei quadri del quattrocento e cinquecento, Gesù bambino ne tiene in mano una, mostrandola, è per anticiparci il suo destino di passione e morte.
E  come non ricordare nella letteratura  lo struggente  “Pianto antico”  del Carducci:
 
 “L’albero a cui tendevi
 
La pargoletta mano,
 
Il verde melograno
 
 Dà bei vermigli fiori…”
 
*docente di marketing turistico e local development

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