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ALLE SORGENTI DEL SARNO, IL GANGE DELLA CAMPANIA
enzo foto rubricaTre sorgenti di acque cristalline e gelide che lo alimentano: Foce, Palazzo e Santa Marina. Un monumento che la natura mette a nostra disposizione gratuitamente. Perché il Sarno è una risorsa.  Santa Marina, è tra i siti naturalistici più belli della Campania: una flora e una fauna tipica dei fiumi mediterranei e non solo.
Melisse, crescioni, borragini, malve, camomilla, per non parlare delle alghe, alcune anche commestibili. Mentre a livello di fauna gli uccelli come il moriglione, la moretta, il germano reale, l’alzavola, la canapiglia, la marzaiola, l’airone bianco, la folaga, la gallinella d’acqua ecc. Poi il Rio Foce con l’annesso Parco Cinque Sensi, una bellissima scoperta, acque pulitissime e un polmone verde per ossigenare il corpo e lo spirito. Scivoli, altalene,e tanto spazio verde per i bimbi, e la sua cascata.. E poi il Santuario di Santa Maria della foce meta di pellegrini, dall’alto campanile nato da una leggenda al tempo in cui il generale cristiano Narsete era in guerra contro i Goti (siamo nel 553). Si narra che alcune donne impegnate ad attingere l’acqua dal fiume, sotto l’ottava arcata dell’acquedotto Claudio  ebbero una visione celeste, la gioia di incontrare la Madonna con il Bambino e che da queste rivelazioni sarebbe poi avvenuta la costruzione del tempio dedicato alla Madonna della Foce grazie anche alla vittoria cristiana sui goti. Indietro nel tempo, prima di quella eruzione del Vesuvio fatidica, al pari di altri celebri fiumi, il Sarno era adorato come un dio, raffigurato come vecchio con la barba, seminudo, disteso su un fianco e circondato da piante fluviali come canne e papiri, nel gesto di reggere un vaso da cui sgorga dell’acqua. Significative due raffigurazioni: la prima su un affresco pompeiano della Casa dei Triclini e l’altra, quella della Fonte Helvius, l’antica fontana esistente a Sant’Egidio Monte Albino costituita da una vasca marmorea di epoca romana, nota anche come Fontana di San Nicola , sui diversi lati della quale il dio-fiume compare nelle due versioni iconografiche di giovane e uomo maturo, riferibili alla sorgente e alla foce. Ed il Rio Palazzo che si ripopola di trote e che nel passato era pieno di gamberetti, granchi, anguille e rane. Ma il nucleo centrale della preistorica religione delle “Sacre Sorgenti” è imperniato su una ambigua trinità: la Grande Dea, signora della montagna sacra, dalle cui sgorga il fiume ovvero il Dio della sorgente, figlio e sposo allo stesso tempo della Grande Dea o Madre a cui dona la fertilità. Un dio oscuro ed infero, adorarlo e bagnarsi nelle sue acque consacrate permetteva di porre piede nel Regno dei Morti, pur essendo viventi. Immergersi nel Sarno equivaleva a morire e rinascere a nuova vita. Simile al bagno purificatore nelle acque del Gange, il grande fiume sacro indiano. Tracce di questi riti persistono nel culto di Dioniso, i cui misteri sono celebrati nell’omonima e famosa villa della Pompei romana. Per questi motivi il corso del fiume era sacro, ed era sacrilegio guadarlo senza una preghiera o costruirvi un ponte senza una cerimonia d’espiazione. Non a caso il nome della più antica carica religiosa etrusca è Pontifex, figura passata poi nella religione romana ed infine in quella cattolica, la cui etimologia è letteralmente “facitore di ponti”
 
*docente di marketing turistico e local development

 

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