SANT'AGATA DEI DUE GOLFI NEL CUORE DELLA FRANCIA NAPOLEONICA
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E’ una frazione di Massa Lubrense. Un panorama fantastico, da un lato il Golfo di Napoli col Vesuvio, dall'altro quello di Salerno con le isole dei Galli e la Costiera Amalfitana. Di fronte Capri. Oggi vogliamo farvi conoscere due storie ai più sconosciute che riguardano Villa Rossi e il Monastero del Deserto ma dalla grande aneddotica politica.
La settecentesca Villa Rossi, nella storia non solo del Regno di Napoli, ma anche della Francia. Qui, nell’Ottobre 1808, il Re di Napoli Gioacchino Murat, cognato di Napoleone, soggiornò per una notte, che divenne storica per il Regno delle Due Sicilie e per gli equilibri internazionali: la riconquista di Capri caduta in mano agli inglesi del colonnello Hudson Lowe (futuro carceriere di Napoleone Bonaparte a Sant’Elena). La battaglia fu considerata tra le imprese napoleoniche più eclatanti da essere ricordata in un apposito conio e immortalata sull'Arco di Trionfo di Parigi. Qualcuno racconta che Murat fu ispirato anche dal panorama e dalla leggenda del canto che secoli prima, tentò di attirare Ulisse, di ritorno alla sua Itaca. Per immortalare l’evento il Primo Ministro del Regno di Gioacchino Murat, su ordine del Re, indisse un concorso: a vincere fu la tela di Odoardo Fischetti, oggi a Napoli nel museo di San Martino. L’iscrizione, posta nel 1928 all’ingresso della villa suggella l’evento. Vi si legge: «Da questa casa gioacchino murat nell’ottobre del mdcccviii seguiva e invigilava la gesta ardimentosa di soldati francesi e napoletani che strapparono capri al nemico e qui dettava i patti della resa illustrando con quella vittoria la sua ascesa al trono di napoli. Massa lubrense dalla chiostra dei suoi colli testimone dell’evento pone questo ricordo mcmxxviii». Villa Rossi da allora divenne motivo di orgoglio per i massesi ed oggi è monumento nazionale. La seconda tappa è il Monastero del Deserto, costruito in cima all'omonima collina dai frati Carmelitani nel 1679. Una tesi suggestiva, vista anche la vasta necropoli attorno la collina che guarda verso Sorrento, vuole che esso fosse il famoso e mai trovato Tempio delle Sirene, culto allora molto diffuso fino all’avvento di quelli di Atena e Minerva. Il Deserto era una visita obbligata anche dei viaggiatori del Grand Tour. Tra i tanti, Friedrich Nietzsche, il quale in una lettera scritta ad un amico, parla di una gita “a schiena d’asino” al Deserto in compagnia della sorella. Agli inizi del 1900 i Padri Bigi del Deserto, nella “sala maiolicata” tenevano un libro per le firme, spesso accompagnato da pensieri e riflessioni. Riconoscibili quelle di Mussolini e del Primo Ministro Zanardelli, presenti al monastero per svariati incontri politici. Oggi il Monastero del Deserto è retto dall’ordine delle suore Benedettine, visitabile nelle ore indicate.
Dopo le due visite, fermiamoci a mangiare qualche tipicità locale come i buonissimi scialatielli ai frutti di mare, ravioli alla caprese, gnocchi alla sorrentina, una insalata caprese o formaggi come o riavulillo (caciocavallo farcito con olive e peperoncino piccante); provolone del monaco, oppure una treccia. Ed infine un bel dolce, tra delizie al limone, sfogliatelle santa rosa, melanzane alla cioccolata, babà al limoncello, o dolci al pistacchio che davvero valgono il viaggio.
 
*docente di marketing territoriale e local development