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CIAK, SI VISITA: CASINA VANVITELLIANA A BACOLI E CASTELLO ARAGONESE DI BAIA. OMAGGIO A LINA WERTMULLER

 

enzook1Tra Torregaveta e Cuma  vi è il bacino del Fusaro, il più grande dei laghi flegrei, Tanta mitologia in queste acque, dalle quali Enea, traghettato da Caronte, inizia il suo viaggio verso l'oltretomba. Visione infernale ribaltata nel Settecento, quando con Carlo di Borbone il lago venne a far parte, assieme a Cuma e Licola, di una vasta tenuta di caccia e di un Casina residenziale unica nel suo genere. realizzata da Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, residenza anche di ospiti illustri, come Francesco II d’Asburgo-Lorena, Wolfgang Amadeus Mozart, Gioacchino Rossini, ecc.. Ameno posto anche per gli allevamenti di ostriche, usate per i banchetti regali, colture  menzionate anche nel romanzo “Il conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, quando il conte fa servire a tavola, nella sua casa di Auteuil, una lampreda dal Fusaro.

La Casina Vanvitelliana, immortalata sulle loro tele, da artisti come Jacob Philipp Hackert, Anton Sminck van Pitloo e Giacinto Gigante è collegata da un ponte in legno e si sviluppa su tre corpi ottagonali, uno sopra l’altro, a mò di pagoda. Dell’antico mobilio rimane non molto, un lampadario, un tavolo rotondo ed un camino, in ognuno dei quali è sempre presente la conchiglia, simbolo dei Borbone. La Casina è inserita nel Parco Vanvitelliano del Fusaro, splendido parco con piante storiche quali il Pittosporo, la Palma da dattero, il Pino Marittimo, l’Eucalipto, la Palma nana. Cinematograficamente,  la Casina Vanvitelliana compare nel Film Ferdinando e Carolina, di Lina Wertmüller diretto nel 1999. Re Ferdinando di Borbone (Adriano Pantaleo da bambino, Sergio Assisi da adulto, Mario Scaccia da anziano), agonizzante e prossimo alla morte, rievoca l'infanzia e la giovinezza: l'amore per la caccia e le donne, l'amministrazione del regno di Napoli e poi di Sicilia, la passione turbolenta per la moglie, Maria Carolina d'Asburgo (Gabriella Pession). Tra cacce, giochi, intrighi di corte e licenziosità, la coppia reale viveva ignara della tempesta rivoluzionaria che stava per scatenarsi in tutta Europa. Anche Luca il contrabbandiere (1980) di Lucio Fulci e L’imbroglio nel lenzuolo (2009) con Maria Grazia Cucinotta furono girate alla Casina. Ma non il Pinocchio di Comencini, con Nino Manfredi. Infatti è un falso che la Casina sia stata la casa della Fata Turchina (Gina Lollobrigida). In realtà il film fu girato sul Lago di Martignano e Saline di Tarquinia.

Pochi km ed ecco il Castello Aragonese di Baia.Qui furono girate alcune scene di due famosi film: Pasqualino Settebellezze (1976) ed Operazione San Gennaro (1966). Per Pasqualino Settebellezze la Wertmuller ebbe un Oscar alla carriera e nomination anche come miglior film in lingua straniera, miglior sceneggiatura originale e miglior attore protagonista (Giancarlo Giannini).  Nella Napoli degli anni Trenta, Pasqualino, è un giovane guappo che sa che, per assicurarsi una posizione, deve compiere una qualche “impresa” che gli assicuri “rispettabilità” tra i malavitosi, E’ l’unico uomo in una famiglia di 7 donne piuttosto brutte (da qui il soprannome ironico Settebellezze) che nella Napoli del 1936 uccide il seduttore di una delle sue sette sorelle, viene rinchiuso in un manicomio criminale (il castello aragonese, appunto) da cui esce come volontario di guerra per finire in un lager tedesco e diventare kapo’. E’ un’apologia intelligente e feroce dell’arte di arrangiarsi e sopravvivere ad ogni costo, tipica della cultura partenopea. Il Castello Aragonese, la sua terrazza, per essere precisi, fu location anche di una scena del film Operazione San Gennaro, con la regia di Dino Risi in cui tre ladri americani arrivano a Napoli per svaligiare il tesoro di San Gennaro approfittando del Festival musicale in corso. Chi non ricorda un quel ciak la famosa frase di Toto " Noi a Napoli campiamo solo di miracoli!” rivolta a Nino Manfredi. Il Castello aragonese di Baia merita una visita: dalle sue terrazze si gode uno dei panorami più completi del golfo di Napoli. Sorge sulle rovine di un'antica villa romana che, si presume essere stata di Giulio Cesare . Fu realizzato da re Alfonso II d'Aragona nel 1495 a potenziamento della difesa del regno. Insieme al Maschio Angioino,  Castel dell’Ovo e Castel Sant’Elmo,  il Castello di Baia rappresenta quelle fortezze costruite durante la storia di Napoli per difendersi dagli attacchi dei nemici. Dal 1984 il Castello, gestito dalla Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta, è la sede del Museo archeologico dei Campi Flegrei: qui vi è la storia degli antichi siti flegrei quali Cuma, Puteoli, Baiae, Misenum e Liternum. Troviamo nelle sale l’imponente “Sacello degli Augustali” di Miseno, ricostruito con la sua decorazione architettonica e scultorea; il complesso delle sculture del Ninfeo di Punta Epitaffio, ritrovato nel corso di uno scavo subacqueo.  Come pure la raccolta dei “gessi di Baia”, centinaia di frammenti di calchi eseguiti direttamente sulle più celebri sculture greche dell’età classica, e adoperati, tra il I e il II secolo d.C., come modelli per la realizzazione di copie marmoree destinate a decorare ville e edifici pubblici.

Infine adiacente alla fortezza è bellissima la spiaggia del Castello, facilmente raggiungibile con una piccola imbarcazione: mare cristallino e vista mozzafiato al castello e al golfo.

*Docente associato di Marketing e Comunicazione Turistica

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