QUELLA "VOCE E' NOTTE", DOLCEZZA AMOROSA, MATRIMONI DI INTERESSE E FAMIGLIE SRL DI OGGI

enzo buona

Ci sono tante canzoni napoletane che parlano di amori finiti, mai iniziati, sbagliati, ma forse nessuna ha la dolcezza di “Voce ‘e notte”, canto d’amore di un uomo che ha perso la sua donna. Una poesia scritta al Caffè Gambrinus, dove tante altre ancora furono le canzoni scritte a quei tavolini. Una canzone autobiografica ma che si innesta anche su elementi sociologici napoletani, quando fino a non moti anni fa, tante famiglie ricorrevano al “sensale” per trovare alle loro figlie nubili, per marito, una persona che assicurasse la tranquillità economica al matrimonio. E se la ragazza era innamorata di un altro, poco importava, si mandava via il pretendente innamorato. 

Quella “voce ‘e notte” era proprio dell'autore della canzone, Edoardo Nicolardi, allora redattore del quotidiano “Don Marzio” e poeta per diletto, che un giorno del 1903, all’età di 25 anni, si innamorò perdutamente della diciottenne Anna Rossi, da lei ricambiata, dal balcone di casa sua. Quando Nicolardi trovò il coraggio di chiedere la mano della fanciulla al padre di Anna, il commendatore Gennaro Rossi, commerciante di cavalli da corsa, questi, gli disse che avrebbe dato in sposa la figlia solo ad un uomo ricco. Siccome Nicolardi, ahinoi, non lo era, grande fu la sua delusione, ancora maggiore, quando seppe che la sua Anna, pur non volendo, aveva dovuto sposare un ricco proprietario terriero di ben 75 anni, un certo Corbara! Ma Nicolardi non si arrese: tutte le notti si recava sotto casa degli sposi nella speranza di poterla rivedere. Una notte Eduardo pensando che Anna lo stesse desiderando ancor più fortemente, corse al Caffè Gambrinus per scrivere i versi della celeberrima canzone. A differenza della canzone, però, la storia d’amore di Nicolardi trovò il suo lieto fine: quando Corbara, dopo poco tempo, morì, il poeta riuscì, poi a coronare il suo sogno d’amore sposando l’ormai vedova Anna.

Oggi, soltanto i romantici pensano che dietro un un matrimonio ci sia per forza il grande amore. La prova pochi mesi fa su "Whisper" una app dove è possibile interagire con gli altri utenti in maniera libera, senza necessità di registrarsi e, soprattutto, nel più completo anonimato, senza avere il timore di essere scoperto svelando i pensieri più intimi senza il timore di essere giudicati.

Ecco un elenco delle prime 10 ragioni per le quali hanno detto "sì, lo voglio":

Mi sono sposata per soldi e sicurezza. Non lo amo e mi sento uno schifo per questo motivo.

Mi sono sposato perché era incinta di mio figlio

Ho sposato mia moglie perché ero stanco di annoiarmi e di stare da solo.

Mi sono sposata per amicizia e per avere compagnia. Ora spero di sperimentare presto baci appassionati e farfalle nello stomaco, anche se non sarà con mio marito.

Ho sposato mio marito perché le nostre famiglie ci tenevano da morire e non volevo rovinare la loro unione. Non lo amo.

Ho sposato mio marito perché sono lesbica e volevo tenerlo nascosto ai miei genitori. Lui non sa nulla.

Ho scelto mio marito perché per i miei figli è un buon padre, anche se non è il loro papà biologico

Non ama mio marito. L'ho sposato sapendo di non amarlo, per paura di ferirlo, ma chi amo veramente è anch’egli sposato. Porto su alcune pagine fb la mia infelicità.

Ho accettato di sposarlo ma senza amarlo. Lui mi amava così tanto che alla fine gli ho detto si. Il mio più grande rimpianto nella vita è che non riuscirò mai a innamorarmi.

Ho sposato mio marito per dare un padre a mio figlio, ma ho scelto la persona sbagliata.

Si va ormai verso il matrimonio 3.0 ovvero la famiglia s.r.l. cioè una società fondata sul matrimonio di due persone che si sposano non per amore ma solo per interesse, quasi stessero stipulando un contratto? Uomini e donne che pur di non restare sole accettano di vivere con l’altra metà non per amore ma perchè desiderano avere ad esempio un figlio oppure credono che sposandosi potranno essere accettati al meglio dalla società, individui che vogliono con tutte le loro forze scappare da una triste realtà, persone che immaginano la solitudine, terribile mostro da affrontare nel futuro? Forse non è tutto così nero ma guardatevi intorno, specie sui social dove in apparenza nelle foto tutto funziona ma dentro le quattro mura è tutto prefissato, glaciale, normato non da sentimenti ma da pura convenienza. Ma alla fine la coppia scoppia ed i divorzi aumentano di anno in anno.

Da dati Istat 2017, è nel Nord Ovest che queste percentuali sono più alte. in alcuni comuni il valore supera il 20% come alcuni in Valle d’Aosta (si pensi a Chamois, un borgo di soli 99 abitanti dove vivono 10 persone divorziate e 36 coniugate), Torino e Cuneo. Considerando però i soli comuni con almeno 10.000 abitanti, la forbice geografica si allarga, restando però tutta al centro-nord. Livorno supera il 14%, Trieste il 12%. Il sud ha, quasi ovunque, tassi inferiori alla media nazionale: troviamo in fondo alla classifica Agrigento, Crotone e Caserta. Dato coerente con la fotografia del reddito.Più le donne sono indipendenti ed emancipate, piu il tasso di di divorzio aumenta. Nel sud, in molti casi, la donna dipende ancora economicamente dall’uomo e non è in grado di rendersi autonoma.