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Dopo il grande successo del debutto al Teatro Palaparthenope di Napoli, “L’oro di Napoli” farà tappa unicamente a Battipaglia riunendo in scena, sabato 19 gennaio alle ore 21.00, i più grandi attori napoletani che daranno corpo e anima all’adattamento teatrale del film cult di Vittorio De Sica, tratto dall’omonima raccolta di racconti di Giuseppe Marotta e adattati per il cinema da Cesare Zavattini.

Il testo è stato rielaborato da Manlio Santanelli per la regia di Nello Mascia, tra i protagonisti Cloris Brosca, Gigi Savoia, Gianni Ferreri, Rosaria De Cicco, Ciccio Merolla, Ciro Capano, Nello Mascia, Antonio D’Avino, Giancarlo Cosentino, Giovanni Mauriello, Massimo Masiello, Matteo Mauriello, Roberto Azzurro, Roberto Mascia e Rossella Amato. Le scene sono affidate a Raffele Di Florio mentre i costumi sono a cura di Annalisa Ciaramella.

LO SPETTACOLO. “L’oro di Napoli” è uno spettacolo pieno di “oro”: i racconti di Giuseppe Marotta che descrivono con assoluta precisione l’autentico spirito dei napoletani ed il loro legame indissolubile con la città e Manlio Santanelli che con passione ed abnegazione ha lavorato uno spettacolo che diventa commedia e musical, diverte ed emoziona. Il risultato è un pugno di coriandoli multicolori e scintillanti gettati in aria. Coriandoli che, sospesi, si diradano e autonomamente seguono la loro evoluzione, a seconda del vento e della forza con cui soffia. Suggestioni eterne ed attuali che si sovrappongono e che si presentano a chi ha voglia di coglierne i significati. Personaggi che si raccontano evocando una emblematica partita a scopa: l’interminabile partita che Napoli è costretta a giocare per l’eternità. Uno spettacolo corale dove spesso tutti i protagonisti sono contemporaneamente in scena, rispecchiando la realtà quotidiana di Napoli in cui le vicende individuali vengono vissute dall’intera collettività come proprie: non c’è disavventura personale che non diventi all’istante di tutti. “Nell’accostarmi all’opera di Marotta, per trasportarlo sulla scena, mi sono reso conto all’istante del rischio di entrare in competizione con il film, che ormai è da considerare un oggetto di culto – racconta Manlio Santanelli- D’altro canto, non si può deludere il pubblico mettendolo di fronte a racconti che non sono rientrati nella rosa scelta da De Sica. Di conseguenza, ho assunto la materia del film come linea da seguire, limitandomi ad integrarlo con qualche racconto escluso dal grande maestro; ma, soprattutto, ho adottato una scrittura che si discosta dal realismo dell’opera marottiana, accentuando ove possibile gli aspetti grotteschi delle varie situazioni”.

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