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IL PRESEPE, QUEL CAPITOLO DEL VANGELO TRADOTTO IN VITA NAPOLETANA

enzo buonaIl presepe napoletano è un mix di cultura popolare e dottrine di grandi santi che vissero e predicarono a Napoli, da san Tommaso d’Aquino a sant’Alfonso Maria de’ Liguori, autore di Tu scendi dalle stelle, traduzione in italiano del precedente Quando nascette Ninno. Il presepio napoletano non è ambientato nella Palestina di duemila anni fa ma nelle strade di una Napoli vivace e disordinata del ‘700 ignara dell’evento meraviglioso che si sta per compiere. Il presepe napoletano è diviso in due parti:

Mistero: è costituito dalla natività e dal corteo dei magi.

Diversorio: comprende l’annuncio dell’angelo ai pastori e tutti gli aspetti profani e popolari quali ad esempio la taverna ed i venditori.

Si alternano infatti scene ambientate in strada, nelle botteghe, nelle case: chi trasporta ceste sul capo, chi vende frutta col carretto, chi rammenda le reti da pesca, chi stende i panni, chi fila la lana, chi attizza il fuoco della cucina, chi dondola una culla. Tutto ciò avviene con una sola motivazione: ricordare a ciascuno di noi che la nascita del Cristo è un evento straordinario che accade proprio nella nostra vita e al quale tutti noi siamo chiamati ad essere presente. Il presepe napoletano classico ha una logica ben precisa dove posizione di pastori e paesaggio era legata a una simbologia specifica: ogni cosa ha il suo posto, come diceva Eduardo a suo figlio Tommasino in Natale in casa Cupiello. Tanti i simboli esoterici, ben 72: innanzitutto il sughero con le rugosità della corteccia, che rappresenta il mondo tenebroso dell’aldilà e perciò non deve essere coperto dalla dipintura. In basso, al centro, la stalla con la Natività, che i pastori devono raggiungere sempre dall’alto in un viaggio verso ‘il sotterraneo’, per poi trovarsi davanti al Redentore, che rappresenta il trionfo della luce sulle tenebre.

presepio

I pastori: C’è Benino o Benito, il pastorello dormiente. Rappresenta il cammino da affrontare fino alla grotta (dove il mistero verrà svelato). E’ posto in alto. Benino dorme e sogna: in una condizione di non-coscienza, in cui il fine ultimo è il Risveglio e la Rinascita della coscienza a un livello superiore, oltre la sfera terrena;

Poi il vinaio e Cicci Bacco: rappresentazione della "rivoluzione religiosa" che avverrà con la morte del Messia. Vino e il pane, saranno i doni con i quali Gesù istituirà l'Eucaristia, diffondendo il messaggio di morte e resurrezione. Contrapposto a ciò, c'è Cicci Bacco, retaggio di divinità pagane, dio del vino, che si presenta spesso davanti alla cantina con un fiasco in mano;

Il pescatore: simbolicamente il pescatore di anime. Il pesce fu il primo simbolo dei cristiani 
perseguitati dall'Impero Romano. Infatti il divieto di raffigurare Dio, applicato fino al III secolo, comportò la necessità di usare dei simboli per alludere alla Divinità. Tra questi c'era il pesce, il cui nome greco (ikthys) era acronimo di "Iesùs Kristhòs Theoù Yiòs Sotèr" (Gesù Cristo Figlio di Dio e Salvatore);

I due compari: zi' Vicienzo e zi' Pascale, personificazione del Carnevale e della Morte. Infatti al cimitero delle Fontanelle in Napoli si mostrava un cranio indicato come "A Capa ‘e zi' Pascale" al quale si attribuivano poteri profetici, tanto che le persone lo interpellavano per chiedere consigli sui numeri da giocare al lotto;

Il musicista: È sempre presente presso l’osteria poiché la musica ed i canti costituiscono per i Napoletani una componente fondamentale della festa;

Il pescivendolo: Il pesce, in particolare i capitoni, sono un tipico piatto natalizio; il pesce ha anche un legame  biblico, dal momento che è uno dei simboli usati dalle prime comunità cristiane;

Il venditore di frittelle: I dolci in generale sono il simbolo della festa e della felicità. Per il fritto viene utilizzato l’olio, prodotto dall’ulivo simbolo del sole, che è legato alla cucina del sud Italia;

Le anime pezzentelle , cioè le anime del Purgatorio. Sono rappresentate dal monaco, dallo zoppo, dal mendicante, dal lebbroso, dallo scartellatiello (il gobbo, riconoscibile da corni e altri amuleti portafortuna), tutte cioè figure che "chiedono";

I re magi: I magi rappresentano i sapienti che portano doni a Gesù e sono accompagnati dai loro servitori. Rappresentano il viaggio della cometa che si congiunge con la nascita 
del nuovo "sole-bambino" interpretando la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, punto di partenza del sole. In origine rappresentati in groppa a tre diversi animali, il cavallo, il dromedario e l'elefante, rispettivamente l'Europa, l'Africa e l'Asia. Il Vangelo non parla del loro numero, che la tradizione ha fissato a tre, in base ai loro doni, oro, incenso, mirra, cui è stato poi assegnato un significato simbolico. Rappresentano anche il passato, il presente e il futuro, e le tre età dell'uomo;

I commercianti: nel presepe napoletano del ‘700 le varie attività lavorative simboleggiano i principali commerci che si svolgono lungo tutto l'anno, seguendo uno schema preciso: Gennaio: macellaio o salumiere; Febbraio: venditore di ricotta e formaggio; Marzo: pollivendolo; Aprile: venditore di uova; Maggio: una donna che vende ciliegie; Giugno: panettiere; Luglio: venditore di pomodori; Agosto: venditore di cocomeri; Settembre: contadino o seminatore; Ottobre: vinaio; Novembre: venditore di castagne; Dicembre: pescivendolo.

La lavandaia testimone del parto della Madonna, in quanto levatrice, associata all’idea della rigenerazione, della nuova vita;

La zingara: giovane donna, con vesti rotte ma appariscenti, in grado di predire il futuro. Simbolo del dramma di Cristo poiché porta con sé un cesto di arnesi di ferro, metallo usato per forgiare i chiodi della crocifissione.

Stefania: giovane vergine che, quando nacque Gesù, si incamminò verso la Natività per adorarlo. Pur bloccata dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna, Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce, si finse madre e, ingannando gli angeli, riuscì ad arrivare al cospetto di Gesù. Alla presenza di Maria, si compì il prodigio: la pietra starnutì e divenne bambino, da allora divenne Santo Stefano, il cui compleanno si festeggia il 26 dicembre.

La meretrice: Simbolo erotico per eccellenza, contrapposto alla purezza della Vergine, si colloca 
presso l'osteria, in contrapposizione alla Natività che è alle spalle.

I luoghi:La grotta: porta d’accesso al regno dei misteri ed il varcarla significa entrare in un mondo sconosciuto, l’unico dove il mistero può prendere vita. Il bue e l’asinello simboleggiano il popolo ebreo (il bue) e il popolo pagano (l’asino), mentre le vesti o i cavalli dei tre Magi richiamano i tre colori della trasformazione alchemica della coscienza verso la consapevolezza assoluta (“nigredo”, “rubedo” e ”albedo”). La natività è collocata sullo “scoglio” (sperone di roccia) presso i ruderi di un tempio pagano, per simboleggiare la vittoria del Cristianesimo.

L’osteria con l’oste: Si riferisce all'episodio tradizionale di Maria e Giuseppe che, in viaggio, non trovano alloggio. Ad essa si associa anche il significato rituale del mangiare con riferimento alla vita materiale contrapposta a quella spirituale; infatti l'osteria è posta accanto alla grotta; il piatto tipico sono i maccheroni, onnipresenti sulle tavole imbandite.

Il ponte: simbolo di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti.

Il forno: Il pane è simbolo di Cristo, definito nelle Scritture il “pane della vita”; ricorda anche che «non di solo pane vive l'uomo». richiamo alla dottrina cristiana che vede nel pane e nel vino i propri fondamenti, nel momento dell'Eucarestia

Il fiume: l'acqua che scorre è un simbolo presente in tutte le mitologie legate alla morte e alla nascita divina. Nel caso della religione cristiana, essa richiama al liquido del feto materno ma, allo stesso tempo, all'Acheronte, il fiume degli inferi su cui vengono traghettati i dannati. 
Il pozzo: collegamento tra la superficie e le acque sotterranee, la sua storia è ricca di aneddoti e superstizioni napoletane che ne fanno un luogo di paura. Una su tutte, quella per la quale un tempo ci si guardava bene dall'attingere acqua nella notte di Natale: si credeva che quell'acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l'avesse bevuta.

Le pecore, infine, rappresentano il popolo di Dio di cui Cristo è unico Pastore. 

*docente di marketing turistico e local development

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