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Coltivare la cannabis tra i Monti Lattari ormai è diventato rischioso per i clan attivi nel comprensorio stabiese. Da circa tre anni, si ripetono costantemente le operazioni dei carabinieri di Castellammare agli ordini del Maggiore Donato Pontassuglia (con l'aiuto dei colleghi del nucleo elicotteristi di Pontecagnano), che puntualmente individuano e distruggono migliaia di piante opportunatamente nascoste.

Ogni singola operazione è un duro colpo economico alle tante cosche presenti. Alcune di queste, specialmente quelle attive tra Casola di Napoli, Gragnano, Pimonte, Agerola, si occupano particolarmente della coltivazione e della produzione mentre lo smistamento all'interno delle piazze di spaccio avviene grazie agli uomini dei clan di Castellammare. 
A scoprire simili accordi è stata la Dda che ha evidenziato un rapporto strettissimo tra i D'Alessandro di Scanzano e Di Martino. Quest'ultimi, infatti, tra le colline dei Lattari hanno creato una piccola Giamaica, con migliaia di piante pronte per essere essiccate e successivamente rivendute al clan alleato, i D'Alessandro appunto. Gli uomini di Scanzano, dopo aver ricevuto la sostanza stupefacente, la diffondono all'interno delle piazze di spaccio attive tra il Centro Antico e il Savorito. Un giro che garantisce entrate per migliaia di euro alle due cosche considerato l'alto uso di marijuana nel comprensorio stabiese. Studenti, professionisti, operai: tutti acquistano "erba" alla luce del sole. Ed è per questo motivo che i clan crescono sempre di più almeno fino a quando le forze dell'ordine non bloccano questa pericolosa catena di montaggio. 
Il sequestro delle 2700 piante di ieri mattina è stato sicuramente un duro colpo ai clan che erano pronti a rivendere la sostanza. Adesso le indagini si stanno concentrando proprio sugli acquirenti: quale clan era pronto ad acquistare la cannabis? A chi era destinata? La strada porta diritta a Scanzano ma non si abbandonano le altre piste. Le cosche riescono a nasconderla sempre più lontano da occhi indiscreti. L'ultimo sequestro è avvenuto nei pressi di un traliccio nella località Selva, a Casola di Napoli. Spesso, grazie a prestanomi, si utilizzano anche terreni privati o serre. A Castellammare, invece, per anni si preferiva Quisisana approfittando anche della chiusura della strada che porta a Faito che vietava il passaggio continuo di persone. Ma i carabinieri, che stanno portando avanti per il terzo anno consecutivo l'operazione Tabula Rasa, stanno provando a mettere la parola fine al business.