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enzo buonaCampania, quelle strade del vino tra tanti prosit e poco neuromarketing

In Campania l’enoturismo, dopo l’arte ed il mare, è la terza attrattiva per i turisti stranieri. La Legge di Bilancio 2018 per la prima volta ha introdotto il termine “enoturismo”. È una pietra miliare: per la prima volta in Italia si riconosce l’esistenza e l’importanza dell’enoturismo come attività specifica dei produttori vitivinicoli.

Cosa cambia rispetto a ieri? Che da oggi tutte le attività di interesse turistico e culturale in cantina e in vigneto potranno essere svolte finalmente in piena legittimità e senza timore di contestazioni: visita alle cantine e ai vigneti, vendemmie didattiche, attività esperienziali, corsi e degustazioni, queste sono solo alcune delle possibilità offerte ai vignaioli e ai turisti interessati, che potranno quindi anche le diverse fasi della coltivazione della vite e della produzione del vino. Attività che potranno essere regolarmente fatturate e registrate: si potrà anche, quindi, proporre agli operatori turistici e ai turisti direttamente una serie di servizi e di pacchetti.

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Perché la Campania merita una visita. Ventimila le aziende agrarie, centomila posti di lavoro. In 12 anni + 306% di export contro il 102% dell'Italia. 6.500 etichette, una produzione che supera 1,3 milioni di ettolitri. Ed oltre 100 vitigni, record mondiale che trova il suo focus nei suoi storici territori.L’Irpinia, con le sue tre grandi DOCG: Taurasi, Fiano di Avellino, Greco di Tufo e l’Irpinia DOC, ultima arrivata.L’agro di Benevento (maggior produzione vitivinicola della Campania) che esprime le DOC Aglianico del Taburno; la provincia casertana con le DOC: Falerno del Massico; l’Asprinio di Aversa ed Il Galluccio.L’area vesuviana: Piedirosso; Falanghina; Biancolella; Tintore; Sciascinoso e Forastera da cui vini DOC quali: il Lacrima Christi del Vesuvio; Falanghina dei Campi Flegrei; l’Ischia; il Capri.Verso il mare, la DOC Penisola Sorrentina con i tre vini Lettere; Gragnano; Sorrento.La DOC Costa di Amalfi (con le sottozone Furore, Ravello e Tramonti), con i vini Fenile; Ginestra; Ripolo ed il Pepella.Più a Sud, infine il Cilento con la sua DOC omonima ed il Castel San Lorenzo DOC.Tanti vitigni, tante qualità. Che meriterebbero un programma di sviluppo turistico di sistema. A fronte della finalmente regolamentata attività enoturistica la Regione Campania ha varato la sua strategia di marketing turistico enologico: “Le Strade del vino” (DGR n. 3504/01).

In Campania sono state riconosciute 10 Strade del vino:

Ad oggi vi hanno aderito 130 aziende vitivinicole e cantine, 65 aziende agrituristiche, 78 aziende produttrici di prodotti tipici, 80 ristoranti tipici, 34 strutture turistico-ricettive, 17 enoteche.

L’esperienza attuale delle Strade del Vino in Campania è però ancora in chiaroscuro: questa cultura dello stare assieme, del tutto nuova per il modo di condurre le nostre realtà produttive, se da un lato ha contribuito alla crescita di realtà che hanno saputo farsi strada nell’ambito delle produzioni di qualità, specie in Costiera Amalfitana e nel Cilento, dall’altro ha evidenziato la difficoltà degli imprenditori nell’intercettare i grandi flussi turistici non essendoci un centro di coordinamento e promozione vero e proprio.

Del resto la legge parla chiaro: le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo decisivo nella fase di start up di queste associazioni, ma queste nel più breve tempo possibile devono costruire la loro autonomia sia da un punto di vista organizzativo che finanziario.

Infatti ciascuna Strada dovrà essere gestita da un Comitato; aver il proprio statuto, un logo distintivo e una cartellonistica stradale che, utilizzando un'immagine coordinata, dovrà consentire agli enoturisti di muoversi facilmente sul territorio. Le aziende dovranno essere in condizioni però di offrire accoglienza turistica idonea e disporre di personale adeguatamente formato.

Perché nell’era della globalizzazione, produrre un buon vino non basta. Per aiutare le aziende vitivinicole a crescere, servono capacità imprenditoriali, manageriali, figure professionali in grado di usare le leve del marketing territoriale per promuovere i brand campani, fuori dalla Regione, soprattutto guardando ai mercati esteri. Serve tanta formazione, seria.

Esperti che partendo dalle produzioni enologiche, sappiano coniugare la qualità enologica alle produzioni tipiche, ai tesori d’arte, alla tradizione, gastronomia, artigianato, alle eccezionali bellezze paesistiche dei nostri territori, di saper sviluppare itinerari, di saper essere manager alberghieri, ristorativi, in sintesi dell'accoglienza, che oggi è ancora scadente in molte realtà

C’è bisogno di esperti in neuro marketing. Perché nel vino c’è una componente emozionale importante, ed i francesi ne sono maestri. Chi si appresta a bere una bottiglia di champagne è eccitato e felice già prima dell’assaggio. Si attivano in anticipo aree cerebrali che esaltano la sua percezione. Oltralpe sono stati capaci di costruire questo mito e a mantenerlo nel corso dei secoli. Dobbiamo arrivare anche noi a questo. Enoturismo e strade del vino possono servire.

Perché la Campania è terra di antichi e pregiati vitigni, frutto di una storia bimillenaria, che trova le sue radici in antichissimi insediamenti. I “vini degli imperatori”, la Vitis Hellenica, il Vinum Album Phalanginum e la Vitis Apiana, citati da Virgilio, Plinio, Cicerone e Marziale, sono gli antenati di Greco, Falanghina e Fiano.

A testimonianza di questa storia, si possono vedere a Ercolano e Pompei anfore ed affreschi che testimoniano come anche allora quanto fosse centrale nell’economia e nella società del tempo. Abbiamo bisogno allora di più feste della vendemmia, di turismo esperienziale dove la gente viene, per raccogliere l’uva, per capire com’è fatto un grappolo d’uva, per toccarlo con le proprie mani, per assaggiare l’acino dell’uva, per metterlo nella cassetta, per mangiare sotto, in mezzo ai filari qualcosa a pranzo, una pasta e fagioli o qualcos’altro, cose che si facevano una volta, al modo di vivere di una volta… e poi pigiare l’uva con i piedi dove spiegando il vino ai turisti, gli adulti tornano bambini, quelli che poi dicono: “una volta lo facevo, grazie di avermi fatto riprovare questa cosa”.

*Docente di Marketing Territoriale

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