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«Considero molto positivamente gli stimoli lanciati dal presidente dell’Ordine sull’affrontare i problemi del settore dell’informazione. Credo che i giornalisti debbano fare il loro lavoro con responsabilità, ma in condizioni di libertà, di stabilità, con salari adeguati a questa responsabilità. Lo dico da presidente del Consiglio e da iscritta all’Odg». Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aprendo la sua prima conferenza stampa di fine anno organizzata, giovedì 29 dicembre 2022, dal Consiglio nazionale dell’Ordine in collaborazione con l’Associazione della Stampa Parlamentare.

«Sarò contenta di incontrare il presidente dell’Ordine per arrivare a una iniziativa del governo su queste materie. Sono disponibile», ribadisce Meloni prima di lasciare spazio alle domande dei cronisti presenti nella Nuova Aula dei Gruppi parlamentari della Camera.

«La disponibilità al confronto sui temi cruciali che riguardano l’informazione italiana, manifestata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della conferenza stampa di fine anno, deve segnare l’avvio di un percorso di riforme», commenta Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi.

«I profondi cambiamenti che interessano l’informazione in tutto il mondo – prosegue – richiedono interventi mirati da parte delle istituzioni pubbliche per garantire quello che è un bene essenziale per la democrazia. A partire da una nuova legge di settore, che consenta di affrontare le criticità legate alla transizione digitale e al ruolo sempre più invasivo che si pretende di assegnare all’intelligenza artificiale, occorre concentrare l’attenzione sul lavoro dei giornalisti, contrastando il precariato dilagante, senza dimenticare i provvedimenti che da tempo attendono il via libera delle Camere, come le norme di contrasto alle querele bavaglio. L’informazione professionale e di qualità non può prescindere dalla qualità del lavoro al quale vanno riconosciuti i giusti diritti e le imprescindibili tutele».

La Federazione nazionale della Stampa, conclude Lorusso, «auspica che su questi temi possa aprirsi al più presto un dialogo serrato con la presidente del Consiglio, il governo e il parlamento».

Fra i nodi segnalati nel preambolo dal presidente dell’Ordine, la preoccupazione per il triste primato dell’Italia, «Paese europeo con il maggior numero di giornalisti sotto scorta per la loro attività (22), che ha avuto il maggior numero di giornalisti uccisi per il loro lavoro (30 in sessanta anni)» oltre che «il numero più alto di minacce e aggressioni contro gli operatori dell’informazione e un numero elevato di azioni giudiziarie di stampo intimidatorio contro i giornalisti», che spesso vengono archiviate o finiscono con assoluzioni.

«Da troppi anni si discute inutilmente di un intervento normativo che scoraggi le querele bavaglio», il monito di Bartoli, che ribadisce poi l’esigenza di regole nuove anche in materia di sanzioni disciplinari e nel contrasto al precariato. «Un giornalismo responsabile e al passo con i tempi – conclude – è indispensabile per un Paese moderno, ma siamo legati ad una legge professionale che fra poco compie 60 anni, con princìpi ancora validi, ma tante norme obsolete e inadeguate. Chiediamo a parlamento e governo di affrontare questi nodi ormai indifferibili. Informazione e comunicazione sono la risorsa più preziosa del nostro tempo, l’asse portante per la costruzione del nostro futuro. Noi ci siamo, e non faremo mancare impegno e passione, nel rispetto della Costituzione, che è e resta il nostro punto di riferimento etico e civico».

Durante la conferenza stampa, articolate risposte sono state dedicate dalla premier, fra le tante, alle questioni poste sui temi del lavoro e del rilancio dell’occupazione, della riforma fiscale e dell’auspicata crescita economica, sulla polemica relativa all’utilizzo delle intercettazioni («ne va limitato l’abuso – la posizione di Meloni – anche per evitare il corto circuito nel rapporto tra intercettazioni e media»), sulle novità in manovra per i lavoratori autonomi.

Una conferenza stampa “fiume”, durata quasi tre ore, alla quale hanno partecipato 45 giornalisti. Una sorta di maratona non senza qualche battuta ironica: a un cronista, a circa due ore dall’inizio dell’incontro, che saluta con un «buon pomeriggio», la premier replica divertita: «In effetti, che è Telethon?».

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