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GOVERNO: LAURO (UNIMPRESA), NOMINE SOLO FRUTTO DI LOTTIZZAZIONE – Unimpresa  | Unione Nazionale di Imprese

«Con la nomina dei 39, tra viceministri e sottosegretari di Stato, è stata completata la composizione del governo Draghi.

Tranne che per la delega ai servizi per la sicurezza della Repubblica, che reca l'impronta intelligente del premier, il resto della compagnia si può ascrivere alla peggiore lottizzazione, partitica e correntizia, della prima e della seconda repubblica, con uno sconcertante risultato: la rottura di quel minimo di equilibrio, tra la componente politica e quella tecnica, ottenuto a stento nella nomina dei ministri, e la totale prevalenza della prima, fatta di figure appostate alle calcagna dei diversi ministri, come sentinelle del potere di parte  e di interdizione sulle future scelte riformatrici, divenute ora ancora più difficili e complesse». Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Si rafforza, quindi, un giudizio molto preoccupato e ci si interroga sul perché Draghi, con un inaspettato ponziopilatismo, abbia lasciato totale campo libero a questa riprovevole spartizione, che conferma l'arroganza, la decadenza e l'inaffidabilitá delle forze politiche, che compongono questa maggioranza. Una pseudo maggioranza, fatta solo di compromessi, che avrebbe dovuto corrispondere, ben diversamente, all'appello per l'unità nazionale, lanciato dal presidente della Repubblica. In ogni caso, non si tratta di quell'esecutivo di alto profilo, senza etichettature politiche, auspicato da Mattarella. L'amara delusione sulla definitiva composizione del nuovo governo e sulla indecente battaglia per le poltrone, combattuta fino all'ultimo, potrà essere smentita soltanto dall'attività, urgente, tempestiva e coerente, dell'esecutivo Draghi nel contenimento della pandemia, ancora virulenta, nelle misure economiche urgenti per la ripresa economica e per il sostegno alle PIM, nell'utilizzo strategico dei fondi europei,  nonché nell'avvio parallelo di quelle riforme strutturali, come il fisco e la giustizia civile, senza le quali il nostro paese resterà nel pantano anche negli anni futuri» aggiunge il segretario generale di Unimpresa.

«Con la nomina dei 39, tra viceministri e sottosegretari di Stato, è stata completata la composizione del governo Draghi. Tranne che per la delega ai servizi per la sicurezza della Repubblica, che reca l'impronta intelligente del premier, il resto della compagnia si può ascrivere alla peggiore lottizzazione, partitica e correntizia, della prima e della seconda repubblica, con uno sconcertante risultato: la rottura di quel minimo di equilibrio, tra la componente politica e quella tecnica, ottenuto a stento nella nomina dei ministri, e la totale prevalenza della prima, fatta di figure appostate alle calcagna dei diversi ministri, come sentinelle del potere di parte  e di interdizione sulle future scelte riformatrici, divenute ora ancora più difficili e complesse». Lo dichiara il segretario generale di Unimpresa, Raffaele Lauro. «Si rafforza, quindi, un giudizio molto preoccupato e ci si interroga sul perché Draghi, con un inaspettato ponziopilatismo, abbia lasciato totale campo libero a questa riprovevole spartizione, che conferma l'arroganza, la decadenza e l'inaffidabilitá delle forze politiche, che compongono questa maggioranza. Una pseudo maggioranza, fatta solo di compromessi, che avrebbe dovuto corrispondere, ben diversamente, all'appello per l'unità nazionale, lanciato dal presidente della Repubblica. In ogni caso, non si tratta di quell'esecutivo di alto profilo, senza etichettature politiche, auspicato da Mattarella. L'amara delusione sulla definitiva composizione del nuovo governo e sulla indecente battaglia per le poltrone, combattuta fino all'ultimo, potrà essere smentita soltanto dall'attività, urgente, tempestiva e coerente, dell'esecutivo Draghi nel contenimento della pandemia, ancora virulenta, nelle misure economiche urgenti per la ripresa economica e per il sostegno alle PIM, nell'utilizzo strategico dei fondi europei,  nonché nell'avvio parallelo di quelle riforme strutturali, come il fisco e la giustizia civile, senza le quali il nostro paese resterà nel pantano anche negli anni futuri» aggiunge il segretario generale di Unimpresa.

 

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