TalentiVulcanici fotoAlessiaDellaRagione 3H

di RENATO RICCIARDI

La Fondazione Pietà de’ Turchini di Napoli aderisce all’appello lanciato da Carlo Fontana, presidente nazionale AGIS, in cui si chiede al Governo italiano di adoperarsi per la “sana ripartenza” di tutte le attività di spettacolo e, nello specifico, di quelle legate alla musica dal vivo.

Un appello a cui hanno aderito tutte le 108 realtà produttive e distributive rappresentate in seno all’AIAM (Associazione Italiana Attività Musicali) e che oggi viene rilanciato da Napoli attraverso una campagna di sensibilizzazione sui canali social e sulle piattaforme online della Fondazione Pietà de’ Turchini. “E’ necessario dare un segnale forte alle Istituzioni – sottolinea la presidente Federica Castaldo – affinché venga rivista la normativa che impedisce l’attività in presenza dei luoghi deputati alla cultura e allo spettacolo. Il Covid, con tutto ciò che esso ha comportato e tuttora comporta, ha decisamente modificato in una direzione peggiorativa gran parte della nostra esistenza. Cionondimeno dobbiamo reagire e confrontarci con una realtà che ci impone scelte impegnative. Le imprese di musica, teatro, cinema, danza in questi tanti mesi hanno subito danni enormi, in termini economici e occupazionali, compromettendo la loro fondamentale funzione sociale di arricchimento della vita culturale del territorio, regionale e nazionale. Oggi più che mai è necessaria una svolta coraggiosa e responsabile  per sostenere il mondo della Cultura e dello Spettacolo, per quello che rappresenta e che produce in termini di qualità della vita”. Un segnale forte al Governo, ancor più sostenuto dai risultati della relativa petizione avviata su Change.org,   viene così riproposto anche dal capoluogo campano per ribadire con fermezza che “sale da concerto, teatri e cinema, nel rispetto delle disposizioni di legge dovute all’emergenza sanitaria, si sono dimostrati tra i luoghi più sicuri e controllabili del nostro Paese, sicuramente molto più di un qualsiasi centro commerciale e che continuare a tenerli chiusi equivale a non riconoscere a queste attività il giusto valore etico, morale, sociale, culturale ed economico”.