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Finirà' il nuovo singolo di Blackzi contro la violenza sulle donne. Il video

Istituita nel 1999, il 25 Novembre è la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una data rappresentativa di un dramma quotidiano che tocca milioni di persone, anche nel 2020. 

Riuscire ad esprimere in concetti una tematica così delicata, profondamente tragica ed al tempo stesso ancora radicata nella mentalità di alcuni uomini e farlo con intelligenza, assoluto rispetto e consapevolezza di ciò di cui si sta parlando, non è affatto semplice. Portare a galla sentimenti repressi per anni, mettere alla mercé degli altri il proprio vissuto, ma soprattutto, farsi guidare dalla musica per trovare un faro dopo lunghi periodi di buio, di sensi di colpa che non hanno motivo di esistere ma che, purtroppo, continuano ad essere presenti nella vita di chi subisce, richiede coraggio, anima e grande sensibilità, soprattutto nei confronti delle vittime. Vittime, una parola che deve prendere il distacco dall’essere sinonimo di pietà, assumendo il significato che le spetta, quello di persone che hanno subito ingiustamente un abuso, una sopraffazione fisica e psicologica, un reato gravissimo. Essere vittima non significa essere debole, non significa nemmeno essere eroe, significa semplicemente essere un individuo, con una dignità, un’identità, un valore, dei sentimenti e delle emozioni, calpestati per giorni, mesi anni. La complessità e le tante facce, le molteplici maschere della violenza, portano ancora oggi chi è vittima di abusi a temere di parlarne, per la paura di non essere creduti, ma anche per quella sensazione di aver meritato quelle ferite sul corpo, ma soprattutto sull’anima, che lacerano le loro esistenze. 

In 6 minuti intensissimi di clip, che iniziano con una citazione di William Shakespeare, Blackzi racconta la storia di una persona a lui molto vicina, una storia difficile che ha toccato l’artista in primis per molto tempo. Un video che va ben oltre l’essere un filmato d’accompagnamento ad un brano emozionante, crudo, riflessivo e denso di significato, un video che vuole trasmettere attraverso le immagini l’esperienza di una protagonista di quel disagio, di quella sofferenza spiazzante e straziante che lascia un vuoto dentro, un vuoto che trasforma l’esistenza. La clip non ha l’obiettivo di farsi portavoce di un movimento a se stante, ma di essere un piccolo appiglio per chi sta vivendo determinate situazioni e, soprattutto, un invito a liberarsi delle proprie paure, dei propri ingiusti sensi di colpa e denunciare.

Raccontare la violenza sulle donne con gli occhi di un uomo, un giovane ragazzo che ha visto senza filtri gli effetti degli abusi su una persona a lui molto vicino e che vuole lanciare un messaggio non soltanto alle donne, ma anche a tutti i ragazzi, giovani e meno giovani, per mettere la parola fine ad un tragico capitolo che attraversa tutto il mondo, sfiorando con la forza bruta dell’ignoranza e della cattiveria milioni di persone. «La mente imprigiona la realtà e la fantasia» canta l’artista, «ma libera l’odio se penso al mio blocco», prosegue, sfogando in musica anni di dolore, con la consapevolezza che «non basta scrivere o piangere per cambiare il futuro», perché ci vuole ben altro. Occorre una presa di coscienza universale, leggi severe e chiare, private della possibilità di percorrere strade alternative e soprattutto, una cultura che trasmetta l’effettiva parità dei sessi, distante da forme di maschilismo e femminismo, che porti realmente ciascun essere umano, indipendentemente da quelle peculiarità che lo rendono unico, ad essere al pari dei suoi simili, con gli stessi diritti e gli stessi doveri, senza distinzione alcuna.

 

La sensazione di essere sbagliate, il voler difendere un amore, l’andare avanti per i propri figli, il giustificare sempre tutto a sé stesse ed agli altri, inventare scuse, fingere sorrisi, benessere e vita.

Tanto si è detto, ma ancora molto va trattato per sconfiggere, o quantomeno provare a farlo, con le forze di tutti, un nemico invisibile che può infiltrarsi ovunque, che può bussare alla porta di ogni donna in qualsiasi momento del suo percorso, sotto volti differenti, tra gli sguardi e le mani di qualsiasi persona.

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