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«Chopin si tiene sempre in disparte: non lo si vede né a teatro né ai concerti. Si direbbe che ha paura della musica e dei musicisti. Una volta all'anno esce dalla sua nuvola e si fa sentire per qualche istante nel salone di Pleyel. Solo allora il pubblico e gli artisti sono ammessi ad ammirare il suo magnifico talento. […] Il suo stile pianistico è quello della grazia capricciosa, della finezza e dell'originalità, e le sue nuove composizioni non sono da meno di quelle che le hanno precedute, sia per le arditezze armoniche sia per la soavità delle melodie» così scriveva Hector Berlioz nel suo commento al Concerto di Chopin del 21 febbraio 1842.

“Chopin mon amour”, il concerto di Cristiano Burato, pianista concertista di grande fama internazionale, già ammirato a Benevento nella precedente stagione per la sua esecuzione integrale dei Notturni di Chopin, ha aperto in bellezza alle 19.00 di sabato scorso, 11 aprile, la serie di esibizioni “domestiche” Resistenze Musicali – Accademia in Streaming, iniziativa divulgativa, musicale, culturale, trasmessa in streaming sulla pagina facebook dell’Accademia di Santa Sofia e pensata appositamente per il web dalla direttrice artistica Marcella Parziale.

La musica non si ferma e, al tempo del corona virus, anche restando a casa, rimane quell’inesauribile fonte di sostegno psicologico, formativo e terapeutico, quel fondamento identitario e baluardo universale di cultura che accomuna e lega tutti gli esseri umani indistintamente, oltre i confini e attraverso i secoli e le generazioni. Talvolta salva la vita.

Così l’Accademia di Santa Sofia reagisce al periodo di emergenza e isolamento causati dal corona virus con una programmazione settimanale di concerti che arriverà fino a metà maggio, tutta sul Web ma caratterizzata dalla sua consueta sensibilità ed eleganza nella scelta dei contenuti e degli interpreti, e con il rigore che da sempre ne caratterizza ogni progetto tenacemente finalizzato alla diffusione capillare e radicale della cultura musicale. Per questo, ogni concerto, dopo la prima, rimarrà sempre disponibile alla visione on line sulla pagina facebook dell’Accademia

Tutto questo per non interrompere il fruttuoso e consolidato dialogo con il folto pubblico di appassionati, per garantire una continuità al suo sempre costante presidio socio-culturale sul territorio e perché no anche per conquistare nuovi cuori tra gli amanti della buona musica e della cultura, frequentatori del web sparsi per il mondo.

Come per tutti gli appuntamenti on line previsti, Marcella Parziale, che invita chi lo volesse a condividere questi eventi quanto più possibile con gli amici, ha brevemente introdotto la rassegna per poi passare al concerto del M° Cristiano Burato con una piacevolissima ed efficace intervista-presentazione del programma della serata, una straordinaria, calda, accorata, ora intima ora poderosa esecuzione di quattro celeberrime composizioni di Fryderyk Chopin (1810-1849).

E ascoltare queste note immortali così profondamente radicate nella memoria soggettiva e collettiva è come ritrovare con entusiasmo dei cari amici o il conforto dei luoghi amati dell’anima. Valore della musica.

Un regalo che Burato, diplomato con lode all’ Accademia di S. Cecilia di Roma, pluripremiato pianista concertista e apprezzato nelle concert-hall di tutto il mondo ha espressamente scelto e dedicato al pubblico della rete in questo momento di particolare drammaticità.

Il maestro Burato, alle prese con l’interpretazione del suo autore di elezione, ha scelto come primo brano il Notturno n.2 Op.9 (1829-1830), uno dei più rappresentativi di Chopin, un componimento che gira intorno a una melodia accattivante, soave e semplice, modificandola attraverso la tecnica dell’ornamentazione con innumerevoli piccole variazioni e abbellimenti; evocativo e sognante come un nostalgico carillon che ci riporta all’infanzia.

«Chopin vive in Polonia i primi vent’anni della sua breve vita, prima di trasferirsi a Parigi per decisione della famiglia, nel novembre del 1830, poche settimane prima dello scoppio della rivoluzione contro l’occupazione da parte della Russia zarista. Molti polacchi emigrano. Ma molti polacchi restano, restano a combattere, tra loro molti giovani amici di Chopin. La rivolta diventa una guerra molto sanguinosa. Dura un anno e alla fine la Russia riprende il controllo della Polonia, ancora una volta umiliandola nel suo desiderio di diventare una nazione indipendente. Questo dolore per la libertà sognata e negata, per l’eroismo sconfitto, è una componente fondamentale della musica di Chopin».*

Il secondo brano, lo Studio n.12 Op.10 (1831), chiamato “Rivoluzionario” o “La caduta di Varsavia”, scritto in seguito al tragico fallimento della rivolta contro il dominio russo e la definitiva caduta di Varsavia, sofferta indicibilmente da Chopin, è un’impresa tecnicamente più complessa e impegnativa, impetuosa ed emotivamente viva e trascinante, sostenibile solamente se si riesce ad abbandonarsi totalmente alla sua fortissima componente emozionale, all’enorme gamma di sentimenti che esprime con intensi passaggi dalla passione alla disperazione, dalla speranza alla capitolazione, facendosene coinvolgere anche grazie alla tecnica del “rubato” perfettamente padroneggiata dal Maestro Burato o “maestro del rubato” come si definisce simpaticamente lui stesso giocando col suo nome.

La terza composizione, il Valzer n.2 Op.64 (1831), scelta a rappresentare proprio il periodo che stiamo vivendo, è un brano intimo e ancora dolente caratterizzato da una dolce vena malinconica, ma che si apre alla speranza nella sensuale, inebriante parte centrale che ci ricorda, ci spiega Burato, di saper vedere sempre il lato positivo anche nei momenti più difficili.

E per chiudere, la Polacca Op.53 detta "Eroica”, pietra miliare di Chopin, che richiede eccezionali capacità pianistiche e grande virtuosismo, è sicuramente l’esempio più alto nel suo genere. Scritta nel 1842, periodo di grandi trionfi concertistici, come il concerto tenuto alla Salle Pleyel, di cui lo stesso Liszt fece menzione in una recensione della Gazzetta Musicale, Chopin vi operò una sintesi perfetta, tra elementi propri della tradizione e novità formali, reinterpretata magistralmente da Burato con una particolare sensibilità volta a non oltrepassare mai il limite di un suono eccessivamente duro, ponendo sempre molta attenzione a conservare la fluida gestualità necessaria a mantenere sonorità quanto più possibile morbide, pur sempre nei rigori caratteristici di una polacca “eroica”. A questo brano il maestro è particolarmente legato perché, avendolo eseguito con particolare entusiastico successo fin da bambino, gli fece scoprire il gusto della carriera concertistica.

Indimenticabile e struggente la composizione che Cristiano Burato ha voluto regalare come bis fuori programma: il meraviglioso Notturno in Do diesis minore Opera Postuma - composto nel 1830 con la dicitura Lento con gran espressione o Adagio, ma pubblicato come Notturno dagli editori solo nel 1870 - che Chopin dedicò a sua sorella maggiore Ludwika; un brano di grande “eleganza melodica, sorretta da un gioco armonico di piacevole e carezzevole inventiva”. Il pezzo fu interpretato dal sopravvissuto all'Olocausto e famoso pianista polacco Władysław Szpilman durante l'ultima trasmissione in diretta della radio polacca il 23 settembre 1939 quando Varsavia fu assediata dall'esercito tedesco ed è citato più volte nel celebre film di Roman Polanski Il pianista . L’esecuzione di questo brano per un ufficiale tedesco contribuì a salvare la vita di Szpilman, come salvò quella di Natalia Karp altra pianista polacca sopravvissuta al suo destino nel campo di concentramento grazie alla musica. La musica che salva la vita.

«Chopin muore nel 1849 a Parigi dove è sepolto il suo corpo. Il cuore no, il cuore è incastonato in una colonna della cattedrale di Varsavia. I polacchi semplicemente venerano Chopin».*

Quando inizieremo di nuovo a incastonare i cuori dei nostri artisti o degli intelletti luminosi della scienza, nelle colonne delle nostre sgretolate cattedrali personali, sociali, educative, mediatiche e politiche, edifici minacciati, quando non già compromessi, da muffe e incrostazioni fatte di ignoranza e incompetenza, superficialità e tornaconto, presunzione e narcisismo, ipocrisia e mediocrità, grettezza e superstizione?

Quando cominceremo a premiare il pensiero superiore, a misurare il valore e il benessere di una civiltà con i parametri indispensabili del merito, della creatività, dell’uso virtuoso dell’intelligenza, del rispetto dell’ambiente e di un’equa e universale accessibilità all’arte, alla cultura e alla scienza, anziché accontentarci dei risultati deleteri e sciagurati ottenuti per mortificanti e vili interessi e per il facile appagamento egoistico dei più bassi istinti? Questi tempi sospesi dal virus forse possono suggerirci delle risposte. Saperle cogliere non è per nulla scontato, ma potrebbe fare la differenza. La musica salva la vita. La cultura sorregge l’anima degli uomini e dei popoli.

Viva Fryderyk Chopin. Viva Cristiano Burato. Viva le Resistenze Musicali!