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enzo colonna 2DANTE A NAPOLI, NAPOLI NELLA DIVINA COMMEDIA. UN TOUR DEDICATO - “Sia condannato al rogo!": questa la condanna comminata a Dante Alighieri per accusa di baratteria, oggi diremmo corruzione, tangenti. A infliggergli la condanna fu Carlo di Valois, il "paciere" pontificio per pore fine alle discordie tra Guelfi e Ghibellini. Invece di discolparsi Dante preferì, con la morte nel cuore, andarsene dalla sua Firenze, che nell' "Inferno", per bocca di Brunetto Latini, definì la città partita, lacerata dall'odio. Peregrinò cominciando da Verona ospite di Bartolomeo Della Scala per finire a Ravenna, da lui chiamata "la seconda Roma" per il glorioso passato legato all'Impero Romano d'Oriente e la magnificenza di suoi monumenti e mosaici, dove qui morì nel 1321. 

Napoli, soggetta nel XIII sec. prima al dominio Svevo e poi dal 1266 a quello Angioino, fino a diventare capitale del regno dopo il Vespro siciliano (1282) fu citata da Dante nel Purgatorio, III, 27 come la città dov'è sepolto Virgilio; indirettamente fu collegata al dominio angioino, soprattutto a quello di Carlo I D'Angiò  citato nel Inferno, XIX, 97-99 come vittima dei maneggi di papa Niccolo III, insinuando forse il sospetto che il pontefice, corrotto dall'oro bizantino, avrebbe favorito la guerra del Vespro. A Napoli, Dante fu due volte, nel 1295 e poi l’anno dopo. fu ambasciatore presso Carlo II d’Angiò, da cui venne ricevuto nel Maschio Angioino. Si sa che il Sommo Poeta visitò biblioteche e chiese come Sant’Eligio, San Lorenzo Maggiore, dissertando su storia e di filosofia con i frati di San Domenico Maggiore. C’era anche Dante insieme con Jacopo De Molay, Gran Maestro dei Templari, a Castel Nuovo nel 1295 quando si tenne l’elezione al soglio pontificio di Bonifacio VIII. Su invito del de Molay, Dante fu ospitato nella Commenda templare del porto, l’odierna Caserma Zanzur. Fu qui che iniziò a sognare l’idea politica imperiale. Naturalmente, subito contrastato dal nuovo papa. Nel 1296 venne per suggellare l’alleanza fiorentina con il Regno Angioino e per richiedere grazia della vita per un cittadino fiorentino condannato a morte. A Napoli fu sempre ben accolto e secondo cronisti d’epoca, prese anche l’abitudine di vestire con abiti bianco rossi, alla foggia dei Templari.Nel cuore del centro storico di Napoli ci sono ben tre tracce evidenti del legame tra il poeta e la citta. Come Piazza Dante e la statua realizzata da Tito Angelini al poeta intitolata. Nell’omonima piazza c’è anche una delle prime stazioni della metro dell’arte dedicata al fiorentino, ma è nella fermata Università che si può godere di una versione di Dante contemporanea: all’altezza dei gradini delle scale fisse al piano meno due, due grandi immagini di Dante Alighieri e di Beatrice, dell’architetto Karim Rashid per sottolineare l’importanza del legame tra la cultura umanistica e i linguaggi contemporanei. Interessante poi visitare il piccolo Parco Virgiliano a Piedigrotta  che ospiterebbe la tomba di Virgilio, che nella Divina Commedia accompagna Dante fino al Purgatorio. Imperdibile visita è andare al la Bibilioteca oratoriana dei Girolamini tra le più belle e ricche del mondo, nonchè la più antica a Napoli a vedere il Codice Filippino (la Biblioteca Oratoria dei Girolamini, detta dei Filippini, da S. Filippo Neri, fondatore dell’ordine). Vi è nn prezioso manoscritto, della seconda metà del 1300, che contiene il testo della Divina Commedia accompagnata da 146 meravigliose miniature e commentata dalle famose chiose filippine, chiose, che servivano a specificare meglio il significato di una parola o di un verso all’interno di un testo. L’utilizzo delle miniature era invece molto diffuse al tempo e quelle contenute in questo testo furono realizzate da una bottega napoletana di artigiani abruzzesi, regalando ai lettori un’interpretazione visiva danteca oltre che di una tecnica antica e affascinante. Il codice apparteneva alla famiglia napoletana dei Poderico, come indicato dallo stemma apposto sulla prima pagina del volume ma le annotazioni furono inserite per la prima volta nel 1360 da un toscano residente a Napoli e successivamente altri sei autori . Il codice passò successivamente a Giuseppe Valletta, intellettuale napoletano, e alla sua morte acquisito dalla Biblioteca Oratoria dei Girolamini.
*docente di marketing turistico e local development

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