enzook1 1CAPODANNO NAPOLETANO: QUEI RITI PER BATTERE LA SVENTURA E LA TRADIZIONE DEI "CUNTI"
A Napoli, magia, superstizione e scaramanzia si mescolano fin dai tempi più remoti. Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male, diceva il grande Eduardo De Filippo. Ed anche il capodanno non fa eccezione, dove i riti propiziatori agiscono come un effetto placebo, dove il cenone ed il post diventano teatro in cui si mettono in scena timori e speranze e si tramandano cose a cui non si crede fino in fondo ma le si condivide come beneauguranti.
Si pensi all’immancabile capitone, mangiato fritto, marinato, in umido o anche alla griglia, simbolo per eccellenza della superstizione: equiparabile al serpente, per il Cristianesimo, simbolo del male, le cui sembianze assunse Satana per tentare Eva ed Adamo. Col Natale si festeggia la nascita di Gesù, che con la sua morte ha redento gli uomini da tutti i peccati, dunque mangiare il capitone significa mangiare il serpente, un atto simbolico e di buon auspicio. al quale la smorfia napoletana ha attribuito un numero tutto suo, il 32. (Secondo altri studi però sarebbero stati motivi più pratici e materiali, a mangiare il capitone essendo un pesce molto grasso, in passato comune e accessibile anche a chi aveva pochi mezzi economici, ideale per chi aveva bisogno di mangiare qualcosa di sostanzioso e, perciò, la superstizione ha avuto la funzione di incoraggiare la gente a mangiarlo).Ma la notte di Capodanno ha tanti altri simboli propiziatori.
Ad esempio:
Zampone, lenticchie: lo zampone di maiale rappresenta l’abbondanza; invece le lenticchie, con la loro forma tonda e appiattita ricordano le monete e perciò auspicio di fortuna e ricchezza nell’anno che sta per iniziare. Ogni chicco di lenticchia corrisponde a una moneta, quindi più se ne mangiano più soldi arriveranno
Melograni e Uva: la mitologia greca riteneva il melograno pianta sacra per Giunone e per Venere ed ancora oggi viene ritenuto per i suoi “grani” rossi, simbolo di fedeltà e fecondità, e mangiarlo nell’ultima notte dell’anno, magari con il proprio compagno, diviene simbolo perenne di devozione. L ’Uva invece rappresenta anch’essa l’abbondanza. Un antico proverbio recita: “chi mangia l'uva per Capodanno conta i quattrini tutto l'anno”. Bisogna mangiare 12 chicchi e ogni acino d'uva rappresenta un mese diverso, quindi se, per esempio, il terzo chicco d'uva è un po' acido, marzo potrebbe essere un mese “pidocchietto”  La tradizione di mangiare 12 chicchi d’uva, ha origini spagnole
Frutta secca: per i Romani la frutta secca era un simbolo ben augurante, soprattutto durante i matrimoni (le famose nozze coi fichi secchi…). Frutta secca dal guscio duro e dall’interno morbido come mandorle, noci e nocciole divennero in seguito simboli della famiglia unita. Se ne dovrebbe mangiare di 7 varietà diverse: noci, nocciole, arachidi, mandorle, pistacchi, fichi, datteri
I botti: celebrano una fase di passaggio, la fine e l’inizio di un nuovo anno. Il fuoco brucia i residui cattivi dell’anno trascorso e rischiara il cammino dell’anno che viene; il rumore spaventa le forze e le energie negative allontanandole. Nel ‘600 questo rito veniva organizzato e vissuto nelle corti, poi con la diffusione della polvere da sparo è entrato anche nelle nostre case.
Lanciare Cocci a Mezzanotte: gesto simbolico per eliminare il male fisico e morale dell’anno trascorso. Gettare via le cose vecchie è, infatti, segno di cambiamento e buon auspicio per l’anno a venire.
Gettare acqua dal balcone: l’acqua rappresenta le lacrime versate, ed il gesto di gettarla dal balcone funge da liberazione dei mali dell’anima. Augurio per un anno felice e sorridente.
Indossare Lingerie Rossa: un cult , per gli uomini e soprattutto per le donne, auspicio di fortuna per tutto l’anno. La tradizione vuole che l’intimo venga buttato via il giorno dopo. Anche questa è un’usanza derivata dai Romani: indossavano qualcosa di rosso come simbolo di forza e coraggio, per allontanare la paura e le negatività.
Baciarsi sotto il Vischio: a mezzanotte, come brindisi speciale, il bacio sotto il vischio con la persona amata è amore per tutto l’anno. Il vischio è considerata una pianta benaugurale da tempi remoti; i Druidi lo usavano nelle celebrazioni di purificazione; i Celti ritenevano che nascesse da una folgore e che la bevanda che se ne ricavava fosse un potente elisir contro la sterilità
Aprire le finestre: Per allontanare gli spiriti maligni dalla casa. Basterà aprire la finestra di una stanza buia poco prima della mezzanotte. Non dimenticate di aprirne un’altra, ma questa volta di una stanza illuminata: accoglierete gli spiriti del bene.
Bruciare una pigna: ed infine il simbolo della pigna da bruciare per far diffondere l’odore della sua resina che si scioglie sul fuoco e raccoglierne e mangiarne i frutti.  Una tradizione del 1600 giunta a noi grazie ai “cunti”, i racconti tramandati oralmente, talvolta più della parola scritta. Una leggenda rielaborata dal maestro Roberto de Simone che la musicò e ne affidò il canto a Concetta Barra ne “La leggenda dei lupini” da cui il detto a Napoli "cercare Cristo tra i lupini". Un racconto che narrava di quando Gesù affinchè potesse salvarsi dalla  strage degli innocenti ordinata da Erode ,  fu costretto a fuggire da Nazareth. Durante il tragitto, la Madonna e San Giuseppe chiesero aiuto alle piante per proteggere il bambino, cercando prima rifugio in un campo di lupini,delle erbe molto alte. Ma quando i fuggitivi lo attraversarono, i loro baccelli secchi cominciarono ad accartocciarsi per espellere i semi e, così facendo, produssero uno scoppiettio molto forte tale da essere impossibile ripararsi. Poco dopo, la Madonna trovò un pinoal quale chiese appoggio. Il pino spalancò le sue enormi fronde accogliendo la Madonna, San Giuseppe e il Bambino e proteggendoli dai loro persecutori. Quest’albero fu quindi premiato per la sua generosità: Gesù, infatti, gli fece dono dell’odore d’incenso,che avrebbe ricordato per sempre la sua benevolenza.Mentre il lupino venne punito : fu condannato a generare per sempre  frutti amari . Il detto allora "cercare Cristo tra i lupini” “Jì truvanno a Cristo dint’ e lupine” è diventato così un’espressione popolare di chi cerca il classico pelo nell’uovo, qualcosa difficile da trovare.
Buon 2020
 
*docente di marketing turistico e local development