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servizio di RENATO RIZZARDI

Si terrà lunedì 17 dicembre (ore 17) al Teatro Argentina di Roma la cerimonia di consegna dei Premi della Critica 2018 dell’ANCT, l’associazione nazionale dei critici di teatro, presieduta da Giulio Baffi.

Il Premio della Critica Teatrale viene assegnato a registi, attori, drammaturghi, festival, studiosi, creatori luci e a tutti coloro che contribuiscono a far crescere, con punte d’eccellenza, il teatro contemporaneo. Quest’anno i riconoscimenti sono attribuiti allo spettacolo “La cupa” di Mimmo Borrelli, alle attrici registe e drammaturghe Marta Cuscunà e Livia Gionfrida, all’attore Lino Guanciale per la sua interpretazione ne “La classe operaia va in Paradiso” tratto dall’omonimo film di Elio Petri, al regista e pedagogo Mauro Avogadro, al progetto “Afghanistan: Il grande gioco + Enduring freedom” di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni per il Teatro dell’Elfo. Premiati anche i performer e coreografi Enzo Cosimi e Dimitris Papaioannou, la Compagnia Maniaci d’Amore, il

progetto “Write – Residenza internazionale di drammaturgia” di Messina. A Mariangela Gualtieri, poetessa e fondatrice con Cesare Ronconi del Teatro della Valdoca va il prestigioso Premio Paolo Emilio Poesio alla carriera. Nella serata saranno inoltre assegnati il Premio Catarsi – Teatri delle diversità che va alla Compagnia Voci Erranti ed il Premio Hystrio attribuito al Festival “Da vicino nessuno è normale” dell’associazione Olinda di Milano.

“La Cupa, fabbula di un omo che divinne un albero” – si legge nella motivazione del Premio - opera che in lunghi anni di fatica Mimmo Borrelli ha composto scrivendo un poema di 15mila versi, poi ridotti a 2500 per diventare progetto di messa in scena come straordinario percorso di originale drammaturgia. Sortilegio di un teatro che non concede la fuga, ed inchioda il corpo ed il pensiero inondandolo fino allo stordimento, lo spettacolo è composizione di graffiti contemporanei i cui personaggi disegnano un universo dannato, popolato da bestie terrene, a comporre una processione blasfema ed un rito che si scompone e ritrova segni lontani nel tempo”.

Quello di Borrelli è percorso d’eccellenza iniziato con “’Nzularchia” e continuato con “’A Sciaveca”, “La Madre”, a comporre una “Trinità dell’Acqua” che lascia ora il passo al primo momento della “Trinità della Terra”.

“Per un teatro che seduce e violenta, incubo, illusione, esorcismo progettato con la cura meticolosa che leggiamo in ogni gesto degli attori chiamati a portare in scena, come per un rito o una processione blasfema ed eccessiva, racconti di naufragi e di tradimenti, di amori e di odio feroce, di presagi, di incesti, di sogni delusi, di contrasti cattivi, di amori traditi, di madri assassinate, di figli venduti, di maledizioni e di desideri inquieti. I racconti scritti e messi in scena da Borrelli in questo suo spettacolo-fiume s’intrecciano come i grandi miti sotterranei parlando una lingua che da dolce si fa aspra e si scheggia, rompendosi in pezzi che feriscono e stupiscono lo spettatore inondandolo fino allo stordimento ed all’applauso entusiasta”.