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“Tu m’uccidi, o crudel!” di Giovanni Calvino vince come miglior corto al Gran Galà del cinema e della fiction che si è svolto di recente a Castellammare di Stabia in collaborazione con Film Commission Regione Campania.

L’autore, architetto e anche regista, ha prodotto il cortometraggio come socio, assieme a Nicola Barile e Giovanni Parisi, della TILE Produzioni, una società napoletana che si sta facendo strada nel mondo dell’audiovisivo con progetti nazionali e internazionali.

Gli interpreti, Franco Iavarone, Gianni Ferreri, Patrizia Di Martino, Marianna Mercurio, Dalal Suleiman e Roberto Pappalardo.

La rievocazione grottesca di un omicidio famoso: quello del duca d’Andria, Fabrizio Carafa, sorpreso assieme all’amante, la bellissima Maria D’Avalos, da suo marito Gesualdo da Venosa. Il celebre madrigalista, una delle personalità più importanti nella storia della musica di tutti i tempi, finse di partire per una battuta di caccia, appostandosi invece nei pressi dell’alcova, a Palazzo San Severo in piazza San Domenico Maggiore, forse colpendo di persona con furia gli amanti, forse mandando i suoi sicari a perpetrare il duplice delitto.

«Fabrizio – racconta l’autore – è sul letto di morte; ma a un tratto si alza e lo spettatore capisce quella che sembrava una storia del XVI secolo si svolge ai nostri giorni ed è ambientata su un set. Ma il fato ci mette lo zampino: l’attore che impersonava Fabrizio resta vittima di un infarto; quello che doveva interpretare Gesualdo arriva in ritardo perché bloccato dal traffico; e il produttore che dovrebbe finanziare il loro progetto, si ritrova sul set proprio quando tutti gli attori piangono davvero il morto. Ciò è talmente realistico che, alla fine, egli applaude alla scena».

Il cortometraggio parteciperà al circuito dei Festival nazionali ed internazionali. Finora è stato proiettato al Palazzo delle Arti di Napoli e al cinema Metropolitan.

«Questo corto» spiega Calvino «l’ho ideato durante un viaggio di ritorno dal Messico. Una lunga traversata in cui, non avendo molto da fare, ho cominciato a immaginare una struttura narrativa, ai rapporti tra realtà e finzione che nascono in qualsiasi prodotto audiovisivo. Lavorando al progetto, ho spinto al limite questo rapporto, aiutandomi con il registro grottesco».

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