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Il gotha internazionale dell’oncologia, della ginecologia e della genetica ad Avellino per partecipare all’importante congresso “Il benessere riproduttivo e sessuale delle donne con mutazione BRCA”, organizzato dall’Azienda Ospedaliera “San Giuseppe Moscati”.

Venerdì 6 (dalle ore 8,30 alle 18) e sabato 7 dicembre (dalle ore 9 alle 13,30), all’Hotel de La Ville di via Palatucci, i massimi esperti del settore si confronteranno sulle problematiche collegate a una mutazione dei geni BRCA (BReast CAncer); mutazione che si riscontra in molti soggetti affetti da carcinoma ovarico o mammario o che presentano familiarità, cioè che hanno avuto un parente prossimo affetto da una delle due neoplasie. A presentare l’evento, dopo i saluti del Direttore Generale dell’Azienda “Moscati”, Renato Pizzuti, saranno domani i tre presidenti del congresso: Cristofaro De Stefano, Direttore dell’Unità Operativa di Fisiopatologia delle Riproduzione, Cesare Gridelli, Direttore del Dipartimento di Onco-Ematologia ed Elisiario Struzziero, Direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia. I lavori di sabato, invece, saranno aperti dal Presidente del Consiglio della Regione Campania, Rosa D’Amelio, particolarmente sensibile alle problematiche che interessano la sfera femminile. Il Congresso, suddiviso in sei sessioni, si pone un ambizioso obiettivo: mettere a confronto le conoscenze degli esperti con l’esperienza delle pazienti che porteranno una loro testimonianza al meeting, per arrivare a formulare delle linee guida nazionali in cui siano indicati percorsi di diagnosi e terapia ben definiti e omogenei. A ottobre scorso, infatti, sono state presentate dall’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) le “Raccomandazioni per la implementazione del test BRCA nelle pazienti con carcinoma al seno e nei pazienti a rischio elevato”, nelle quali, tra l’altro, si evidenzia che, per ridurre sia l'incidenza sia la mortalità, sarebbe opportuno avviare una campagna di promozione dei test genetici e prevedere la rimborsabilità dell’intero iter di prevenzione anche per i familiari delle pazienti. «In Italia – evidenzia Cristofaro De Stefano – le strategie di prevenzione differiscono da regione a regione, mentre sarebbe necessario uniformare procedure e percorsi. Alle donne portatrici di una mutazione che può impattare fortemente sulla vita sessuale e riproduttiva va data la possibilità di avere risposte omogenee e coerenti».

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