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L'etica dell'intelligenza artificiale: coinvolgere l'intelligenza  artificiale è etico? | Coinvolgere l'intelligenza artificiale

S’è svolto ieri sera, online, sulla piattaforma ZOOM, la presentazione del libro “Lavoro 4.0” edito dall’Editrice AVE (la cui prefazione è stata scritta dal presidente nazionale di Azione Cattolica Giuseppe Notarstefano) sui cambiamenti del mercato del lavoro derivanti dalle nuove tecnologie, dalla rivoluzione digitale e dall’avvento dell’intelligenza artificiale.

Cambiamenti che non possono essere pensati al di fuori di una rinnovata etica del lavoro e di una costruzione o ricostruzione del tessuto sociale delle relazioni. A presentare il libro, promosso dal Movimento Lavoratori dell’Azione Cattolica diocesana, uno degli autori Tommaso Marino, già segretario nazionale del Movimento Lavoratori di Azione Cattolica, docente di matematica e fisica e collaboratore di Didattica della Fisica e di Divulgazione Scientifica presso l’Università degli Studi di Torino, che ha scritto questo volume insieme all’economista Domenico Marino dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

Dopo il saluto del presidente diocesano di Azione Cattolica Lia Salomone, il segretario diocesano del MLAC Giovanni Pio Marenna ha dialogato con Marino, che è entrato subito nel vivo e nell’ambito pratico del discorso, partendo anzitutto dallo spiegare cos’è l’Intelligenza Artificiale, in cosa consiste, come ci si è arrivati, come funziona e in che modo ha cambiato e sta cambiando il mercato del lavoro. Il presupposto dal quale partire è che già oggi siamo pienamente circondati da intelligenza artificiale, anche se non sempre ce ne rendiamo conto. “Ciò che ci sembrava futuristico e fantascientifico fino a qualche anno fa, non lo è più. Che poi così lontano non era – chiarisce Marino – se pensiamo che già nel 1956 l’espressione intelligenza artificiale venne usata negli Stati Uniti, in piena guerra fredda. Espressione, forse, oggi impropria perché l’IA non è altro che un’evoluzione della potenza elaborativa delle macchine per il calcolo che ieri non era possibile. Una potenza elaborativa di grandi dimensioni che permette di elaborare una mole enorme di dati in poco tempo, eseguendo calcoli molto complessi. Pensiamo, inizialmente, prima dell’evoluzione degli ultimi anni, alle previsioni meteo, ai gps e a numerose applicazioni utili alla vita di tutti i giorni. Il passo successivo compiuto da queste tecnologie – ha spiegato Marino – è stato quello di analizzare, in tempi che un essere umano non riesce neanche ad immaginare, dati e informazioni utili per poter prendere una decisione. Ma non la capacità di giudizio a seconda delle situazioni e dei contesti. Il libero arbitrio resta totalmente una responsabilità degli esseri umani. Anche sull’IA. Prendiamone una, ad esempio: se tutti i soldi spesi in tecnologia per muovere o per sostenere le guerre, le avessimo utilizzate per promuovere la pace, non dico che ci sarebbe stato immediatamente benessere economico e sociale dappertutto, ma che le condizioni per realizzarlo e auspicarlo sarebbero state sicuramente di gran lunga superiori”.

Naturalmente le questioni etiche inerenti all’utilizzo dell’IA e a come sia possibile trarla in inganno in quanto vulnerabile e manipolabile per scopi meno nobili, la dignità del lavoro, il rispetto dei diritti dei lavoratori e la paura che la tecnologia possa sostituire totalmente l’uomo che lavora, senza dare alternative ai lavoratori, richiedono senza dubbio nuovi strumenti di tutela condivisi tra le nazioni. In questo il Parlamento Europeo s’è mosso, legiferando per la prima volta nella storia sull’intelligenza artificiale nello scorso mese di marzo su questioni legate alla supervisione e controllo umano, all'uso affidabile e responsabile dell'IA, all'utilizzo di questi strumenti digitali per migliorare l'accesso di tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità. E’ indubbiamente una delle sfide dei prossimi anni, in questo vero e proprio cambiamento d’epoca che coinvolge ogni settore della vita. Al centro dell’utilizzo dell’IA dovrebbe rimanere la dignità della persona umana (chi ne fruisce, chi ci lavora) e non le discriminazioni, lo sfruttamento dei lavoratori) e il mero profitto che non porta benessere economico e sociale e sviluppo umano per tutti. “La dimensione umana del lavoratore – ricorda Tommaso Marino – non va mai dimenticata nemmeno nella dimensione dell’IA. Se ci facessimo solo affascinare dalla rivoluzione digitale, rischieremmo di far passare in secondo piano la dignità degli uomini e delle donne che, ispirati ad un quadro di valori etici e morali condivisi, forniscono un prodotto o un servizio di qualità che ne amplifica la portata del valore sociale. In questo scenario le specifiche policies necessarie sono le seguenti: 1) promuovere strumenti giuridici contro le discriminazioni, operando per regolamentare l’orario di lavoro a tutela della salute fisica e mentale dei lavoratori; 2) approvare norme a tutela della privacy all’interno dei luoghi di lavoro, per evitare forme abusive di monitoraggio; 3) promuovere l’aggiornamento dei contratti collettivi, regolamentando raccolta dati e gli algoritmi che dirigono e disciplinano la forza-lavoro; 4) definire un nuovo Statuto dei lavoratori 4.0 per renderlo in grado di governare l’economia digitale e la gig economy”.

Dalle risposte soprattutto sugli strumenti di tutela del lavoro, si capirà se dall’intelligenza artificiale potranno nascere grandi possibilità di bene o il concretizzarsi del rischio che tutto si trasformi in un calcolo astratto, che le persone vengano ridotte a dati e che il bene comune di tutti si tramuti nel profitto di pochi. In questo la Dottrina Sociale della Chiesa, col magistero di papa Francesco, sta ponendo una grande attenzione al tema. Basti pensare agli ultimi Messaggi di questo 2024, quello per la 57.ma Giornata Mondiale della Pace e quello per la 58.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, nei quali Francesco ha messo in evidenza come dall’IA possono nascere nuove opportunità oppure essere generate nuove forme di sfruttamento e di diseguaglianza. Gli interessanti spunti di riflessione sono stati tanti e utili. Spetta all’uomo adesso, per dirla con papa Francesco, “decidere se diventare cibo per gli algoritmi oppure nutrire di libertà il proprio cuore”.

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